L’idea di rispondere a bisogni di chi non è in grado di provvedervi è una
iniziativa lodevole e meritevole di attenzione soprattutto per il periodo in
cui vengono avanzate: Natale rende tutti più disponibili alle sofferenze del
prossimo più sfortunato e uomini e donne in condizioni di privilegio si rendono
disponibili verso chi è meno fortunato di loro.
Pure... Pure il sottile
malessere che segue la piacevole reazione iniziale di approvazione
ogniqualvolta ne sento notizia mi ha indotto a riflettere sulle iniziative di
“solidarietà” che a ridosso delle festività natalizie si sprecano da parte di
associazioni imprenditoriali e singoli per ridursi e stemperarsi crudelmente
negli altri periodi dell’anno.
Soprattutto, le notizie di pranzi e balli di beneficenza (e concerti, e quant’altro...) che oramai imperversano su televisioni e carta stampata promossi da scintillanti signore a cui non par vero “di rendersi socialmente utili” non rinunciando ad incontrarsi ad un party. E se si avesse la pazienza di seguire le mosse delle sunnominate signore (e compagni, ovviamente), saremmo in grado di ricostruire una sorta di mappa delle simpatie imprenditoriali e dintorni per questa o quella associazione di beneficenza, di assistenza ai tossicodipendenti o agli immigrati o alle famiglie bisognose, di questa o quella associazione laica o confessionale che sia...
Soprattutto, le notizie di pranzi e balli di beneficenza (e concerti, e quant’altro...) che oramai imperversano su televisioni e carta stampata promossi da scintillanti signore a cui non par vero “di rendersi socialmente utili” non rinunciando ad incontrarsi ad un party. E se si avesse la pazienza di seguire le mosse delle sunnominate signore (e compagni, ovviamente), saremmo in grado di ricostruire una sorta di mappa delle simpatie imprenditoriali e dintorni per questa o quella associazione di beneficenza, di assistenza ai tossicodipendenti o agli immigrati o alle famiglie bisognose, di questa o quella associazione laica o confessionale che sia...
Ho risolto di chiedere
anch’io qualcosa per questo Natale, un desiderio-bisogno che va ben oltre il
periodo del “vogliamoci bene”, che impegna ognuno di noi tutto l’anno e per
ogni anno a venire.
Quando voi, imprenditori, professionisti, gente perbene tornerete nelle
vostre fabbriche, nei vostri uffici, andateci per tempo e fermatevi
all’ingresso. Provate a guardare in faccia, ad uno ad uno, quelle donne e
quegli uomini che per voi sono numeri e maestranze e ditevi che
sono fortunati, perché un lavoro ce l’hanno perché siete voi a
garantirglielo. Guardateli negli occhi, osservate le loro mani (vi diranno il
reparto in cui lavorano), il loro modo di incedere, di stringersi nel cappotto,
di fumare una sigaretta, di farsi una risata, di guardarvi con sfida o
deferenti e alle volte con timore o con odio (voi non dimenticate che siete il proprietario e loro neppure
che siete il padrone)... Pensateli a casa loro: con i figli, i
genitori, da soli ma tutti alle prese con la fatica quotidiana di vivere,
giorno per giorno fino alla fine del mese e poi ricominciare.
Se siete voi che con la
vostra intelligenza, la vostra capacità imprenditoriale progettate sinergie per
migliorare, produrre e vendere i vostri prodotti, reggere il confronto con un
mercato e una crisi economica che non perdona, sono loro che
materialmente li costruiscono o costruiscono il percorso che li porta ai
consumatori (noi tutti).
Sono loro il vostro
prossimo più vicino: hanno volti e nomi ben precisi. Non sono la nebbia dei
bisognosi dentro cui immergersi di tanto in tanto per gratificarsi e
autoassolversi per qualche inconfessata magagna.
Non chiedo che
diventiate degli Adriano Olivetti o dei filantropi dell’impresa (si sa, i
mercati...). Chiedo solamente che poniate più attenzione a chi lavora per
voi, che vi spendiate in prima persona per il benessere di quelli che
garantiscono il vostro.
So per esperienza che un padrone stimato ottiene molto di
più di un altro temuto: c’è una grande differenza tra un bullone stretto
con rabbia e un altro avvitato con la cognizione che il proprio lavoro è
apprezzato e remunerato nel suo giusto valore.
E quando domani – Natale
- vi ritroverete sotto un albero scintillante di luci a guardare sereni i visi
delle vostre compagne e dei vostri figli, rivolgete un pensiero a loro: potrete, in
coscienza, dirvi che nessuno di loro è stato ferito
da una qualche decisione presa durante questo sfibrante 2012? Potrete guardare
i vostri bambini con la serena consapevolezza di un uomo (o di una donna) che
sa di non avere nulla da rimproverarsi?
E allora vi auguro che
non ci siano uomini e donne che guardando i visi dei propri famigliari vi
maledicano pensando a una lettera di licenziamento o mobilità in tasca; che non
ci siano giovani donne in attesa di una nuova vita che tremino al pensiero di
comunicarvelo perché voi avete una lettera in bianco firmata prima
dell’assunzione; che non ci siano nuove madri che si ritrovano improvvisamente
senza lavoro perché, lo sappiamo, i bambini richiedono cure e attenzioni ben
oltre ciò che obbliga la legge; che... ma gli altri esempi potete saperli solamente
voi.
Continuate a rendervi
disponibili, ma con la consapevolezza che il vostro prossimo è molto più vicino
di quanto possiate immaginare.
Il mio è un
desiderio-bisogno difficile, ma un buon inizio comunque.
Tina Fronte
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