SORGONO LE DOMANDE
Perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare?
Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, e' un Nemico, si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Levi, c'e' il Lager, il campo di sterminio. Sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe del Male solo sugli altri, per esempio solo sui tedeschi: i limiti li dobbiamo analizzare anche in noi stessi, nell'intolleranza. Quando vediamo (e lo vediamo così spesso!) il Male fatto dagli altri, dobbiamo combatterlo a viso aperto, ma dobbiamo anche e sempre contrastare in noi stessi ogni tentazione di intolleranza, di disprezzo, di negazione degli altri.
Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, e' un Nemico, si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Levi, c'e' il Lager, il campo di sterminio. Sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe del Male solo sugli altri, per esempio solo sui tedeschi: i limiti li dobbiamo analizzare anche in noi stessi, nell'intolleranza. Quando vediamo (e lo vediamo così spesso!) il Male fatto dagli altri, dobbiamo combatterlo a viso aperto, ma dobbiamo anche e sempre contrastare in noi stessi ogni tentazione di intolleranza, di disprezzo, di negazione degli altri.
Dalla Prefazione di Vittorio Foa a
“Se questo è un uomo”
NIENTE DA STUPIRSI
E tra i morti erano due ragazzi di quindici anni: c'era anche
una bambina, c'erano due donne e un vecchio dalla barba bianca. La gente (..)
vedeva i morti al sole su un marciapiede, i morti all'ombra su un altro
marciapiede, poi i morti sul corso, i morti sotto il monumento e non aveva
bisogno di saper altro.
Guardava le facce morte, i piedi ignudi, i piedi nelle scarpe,
guardava i teschi con le
tibie incrociate sui berretti degli uomini di guardia,
e sembrava che comprendessse
ogni cosa.
Come? Anche quei due ragazzi di quindici anni? Anche la bambina?
Ogni cosa? Per questo, appunto, sembrava anzi che comprendesse ogni cosa.
Nessuno si stupiva di niente. Nessuno domandava spiegazioni. E
nessuno si sbagliava.
Elio Vittorini, "Uomini e no".
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