Ma anche Mattia Dealbera, Aldo Ferretti e Luciano Storello.
Sono nomi che rischiano di cadere nell'oblio e che invece ci sforziamo di ricordare, per amor loro e per amor nostro.
E' dai primi di questi nomi, quelli riportati dalla lapide della stazione ferroviaria, che personalmente sono partito, quindici anni fa almeno, per capire qualcosa di più sulla Resistenza e sulla II Guerra Mondiale in questo angolo di Piemonte.
Quello che emerge è proprio quella "guerra per bande" di cui ci parla Alberto Cavaglion nel suo "La Resistenza spiegata a mia figlia": almeno a prima vista, un gran pasticcio e tanta improvvisazione che tuttavia vedono impegnata buona parte della migliore Italia dell'epoca nella lotta tra Libertà e Oppressione.
A vederli da vicino i partigiani veri spesso non hanno nulla di eroico eppure hanno saputo mettersi in gioco e stare dalla parte giusta. Qualcuno più consapevolmente e qualcuno meno ma tutti "come portati da un'onda" nella direzione della Libertà.
Quanto erano consapevoli i giovani che quella notte dell'otto marzo 1944 si cacciarono nei guai qui a None e che si erano "imbandati" nei pressi di Cumiana da pochi mesi, se non poche settimane?
Difficile dirlo ma è questo più o meno il tipo del partigiano, dell'antifascista che ha fatto la Resistenza: giovane, nuovo (rispetto all'antifascismo storico) e spesso politicamente sprovveduto a causa dei venti anni di fascismo durante i quali si è "formato".
Nei tre ragazzi feriti mortalmente alla stazione vediamo tutta la fragilità della Resistenza italiana ma anche un esempio di quel qualcosa che ha fatto sì che un bel pezzo di gioventù italiana intuisse la necessità di lottare per un nuovo inizio e di giocarsi tutto in questa lotta. Non dobbiamo pretendere troppo dai nostri partigiani: viste le premesse hanno fatto anche troppo e in qualche modo hanno reso l'Italia un Paese migliore.
Con tutti i chiaroscuri del caso, sia ben chiaro, dai confini orientali al triangolo rosso, che non dobbiamo far finta di non vedere se davvero vogliamo salvare l'essenziale della Resistenza, evitando di metterla sotto chiave in un vecchio e polveroso museo che nessuno si sogna più di andare a visitare.
Nel nostro piccolo cerchiamo di farlo senza peli sulla lingua con serate a tema come queste ma soprattutto con il progetto "primi passi partigiani", rivolto alle classi terze della Scuola Media Ada Gobetti e realizzato in collaborazione con i loro Insegnanti, che giunge quest'anno alla sua terza edizione.
A proposito: quest'anno, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione, offriremo eccezionalmente anche agli adulti, il pomeriggio del 25 aprile, la possibilità di riscoprire per le vie di None i luoghi simboli del fascismo, della Guerra e dell'attività partigiana.
I testimoni sono sempre meno e questo ci costringe ancor più a trovare nuove strade, che passano soprattutto dall'utilizzo sapiente delle arti e dalle nuove tecnologie, per mantenere viva la memoria, e vitale la costituzione repubblicana affidataci dalla Resistenza.
Un sentito ringraziamento all'amico Marco Comello per aver accettato ancora una volta di venire a darci una mano.
Roberto Cerchio
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