Riunito
il
29 giugno,
il
Consiglio
comunale
di
None
ha
approvato
un
ordine
del
giorno
di
solidarietà
con
i
lavoratori
Indesit
in
lotta
per
la
difesa
del
loro
posto
di
lavoro.
La decisione
di
“delocalizzare la sede dello stabilimento di None desta grande preoccupazione sia per le
pesanti conseguenze sulle famiglie dei 360 lavoratori a rischio di licenziamento, sia per le ricadute negative su di un territorio già falcidiato da numerose crisi aziendali”.
La “drastica
posizione aziendale”, comunicata
alle
organizzazioni sindacali, “prevede di non più produrre le lavastoviglie in Italia” e “suscita
notevole contrarietà”. Al Consiglio
comunale
“risulta incomprensibile
la decisione di chiudere uno stabilimento con caratteristiche di eccellenza per la qualità del prodotto e con buoni indici di produttività”. La “soluzione
utile” per la “riorganizzazione
dello Stabilimento” era quella della Cassa integrazione
straordinaria. Ma l'azienda, com'è noto, ha preferito confermare la scelta unilaterale della chiusura. Pertanto, il Consiglio Comunale ha considerato “indispensabile chiedere che i Presidenti della Provincia di Torino e della Regione Piemonte sollecitino al Ministero dell'Industria, in sintonia con le Organizzazioni Sindacali di categoria, un tavolo di governo per la riorganizzazione
dell'intero gruppo Indesit in un' ottica di valorizzazione delle risorse esistenti e non solo con il perseguimento dell'abbattimento dei costi di produzione, scelta che mette
in crisi tutti i luoghi di produzione nazionali”. L'amministrazione
comunale
ha
espresso
la
“solidarietà della città ai lavoratori della Indesit ed alle loro famiglie” e si è impegnata
a
“seguire costantemente l'evolversi della trattativa sindacale cooperando con gli altri Comuni del territorio per la costruzione di un fronte comune.”
Dopo questo ordine del giorno che sembra un modulo
precompilato di solidarietà con la quale o senza la quale tutto rimane tale e
quale, la domanda è ineludibile: che cosa in concreto dovrebbe fare questo “fronte
comune” se alla prima occasione ogni Comune difendesse “i suoi” come vuole la Sindaca di None quando
annuncia che i nuovi assunti di un supermercato “saranno esclusivamente
nonesi” (vedi L'Eco del 23 maggio)? Tra i possibili non licenziati nonesi
all'Indesit quanti di Santa Caterina Villarmosa, di Trebisacce, di Maddaloni o
di san Dalmazzo? E perchè non riconoscere un vantaggio agli iscritti al
sindacato o a quanti hanno lottato per la difesa del posto di lavoro, mentre
altri aspettavano la pappa fatta e non solo non aderivano al sindacato, ma
neppure facevano gli scioperi? C'è da sperare che la linea suggerita dalla
Sindaca di None non faccia scuola perchè presuppone la frantumazione di ogni
legame di solidarietà. Vanno per primi difesi i lavoratori (o i disoccupati in
caso di nuove assunzioni) che, a pari capacità e professionalità, hanno il
carico famigliare più pesante e il reddito più leggero.
Mario Dellacqua
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