Mi voglio regalare queste
parole scritte un tempo da Vittorio Foa che ho letto su qualche pagina online
de l’Unità:
«Mi sono reso conto che il ciclo
inclusione-esclusione non funzionava più e che bisognava pensare a una nuova
modalità di lavoro e a una nuova idea dell’eguaglianza».
E aveva ipotizzato un futuro
con due possibili alternative:
«Lasciare che le cose vadano
come vanno e prepararsi a due mercati del lavoro, uno con tutti i diritti salvi
ma sempre più ristretto e con orari rigidi, accanto a un mercato del lavoro
flessibile, in cui un piccolo grado di libertà operaia si lega al massimo di
libertà padronale. Oppure un unico mercato del lavoro in cui tutti lavorino
poco alle produzioni di massa e tutti siano liberi di svolgere altri lavori non
alienati a titolo individuale o collettivo».
Spero che questo pensiero possa ispirare amministrazioni
comunali presenti e future alla ricerca di risposte concrete al dramma della
perdita del posto di lavoro. Più che querele vorrei dialogo, trasparenza,
confronto e vedere realizzata quell’ultima alternativa ideata dal maestro Foa
che attribuisce al lavoro la funzione liberatrice per un altro mondo possibile
e migliore.
Fabrizio Piscitello
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