martedì 22 aprile 2014

UN PATTO TRA COMMERCIO E AGRICOLTURA?

Di commercio e agricoltura non ho mai capito gran che, ma a volte rischio di imparare qualcosa. Come nella riunione all'angolo del 16 aprile scorso promossa dalla lista “Progetto comune”.
Grandi centri commerciali che schiacciano i piccoli esercizi, alti affitti, tasse soffocanti, banche sempre più restrittive nei crediti, viabilità da rivedere ma contrastata ad ogni modifica, pochi parcheggi, visioni approssimate dell'arredo urbano da riqualificare, consumatori che non spendono a None, crollo verticale della massa salariale circolante a causa della desertificazione industriale: un groviglio di ostacoli e di interessi contrastanti congiurano verso la paralisi di un settore che Federico Ciaffi ha definito addirittura “l'anima di None, perchè sono le piccole botteghe e gli artigiani il cuore pulsante di una comunità viva e fatta di relazioni sociali quotidiane, di buon vicinato, di collaborazione”.

E' bene ascoltare tutte le voci, anche quelle più critiche, senza dimenticare che è complicato risalire da lì ad un programma incisivo di provvedimenti coerenti ed approvati da tutti. Ma tutto e subito non si può avere. Qualcosa ogni giorno nella direzione giusta lo possiamo costruire con la comprensione reciproca e l'impegno collettivo. La semplicità difficile a farsi per gruppi sociali abituati alla competizione, quando si vede bene, al contrario, che la cooperazione è l'arma vincente sulla via della modernità.

“Se vogliamo fare concorrenza ai cinesi – mi dice un commerciante tra i più aperti al dialogo - è meglio che andiamo a dormire. Se vogliamo salvarci e progredire dobbiamo puntare sulla qualità e sulla tracciabilità dei prodotti. I clienti hanno il diritto di scegliere anche il prezzo più basso, se vogliono. Devono però essere messi nelle condizioni di sapere che questo prodotto costa meno perchè viene dal Belgio o dalla Polonia, ma non ha le medesime garanzie di qualità e di genuinità. Io sono anche d'accordo che mi scoppino con una multa se non ho in testa il cappello giusto o se non ho gli indumenti prescritti, ma allora per favore si combattano con il dovuto rigore i reati di truffa ai danni del consumatore, la concorrenza sleale, la contraffazione. Dopo tutto, quella sulla tracciabilità è una normativa europea.

Queste e altre cose la gente deve saperle e cominciare a capirle un poco alla volta. Ci sono delle distorsioni enormi nei consumi che assomigliano a colossali prese in giro. A None ci saranno diecimila telefonini, non so quanti mila tablet o smartphone che costano centinaia di euro e poi le stesse famiglie si arrabattano pur di risparmiare un euro a costo di acquistare prodotti a prezzi stracciati ma a scapito di qualità e genuinità. E sono pure contente e convinte di aver comprato a buon patto. Ma guardano che cosa mangiano nel piatto?”

Durante una riunione di agricoltori, coltivatori e allevatori si interrogavano sul medesimo argomento. “Il nostro territorio vanta prodotti di eccellenza, ma non riusciamo a sottoporli all'attenzione del consumatore, frastornato, blandito e disorientato dalle offerte della grande distribuzione”. Come valorizzare la filiera corta e il chilometro zero (che pure va di gran moda) con manifestazioni di richiamo provinciale e regionale, appare il problema più grande per uscire dall'isolamento delle lamentele impotenti e inefficaci. La nuova amministrazione potrà aiutare, sostenere e indirizzare, ma riuscirà a combinare ben poco se non potrà contare su una coalizione tra gli esponenti più ardimentosi e solidali del mondo del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura. Si potrebbe cominciare, e non si comincerà mai se si aspetta che tutti rispondano all'invito.


Mario Dellacqua

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