La scorsa settimana, in occasione di una vacanza a
Roma, ho chiesto informazioni sull’udienza settimanale riservata ai fedeli, per
poterne scrivere alla nostra piccola comunità della provincia torinese. Ieri
squilla il mio telefono e: “Pronto, sono Francesco ……”
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Santità, mi permetta di riferirmi al suo discorso di inizio
anno in occasione della giornata della pace. In particolare al sesto dei dieci
punti da Lei trattati: la scoperta della fraternità nell’economia. Il suo dire
- la “globalizzazione dell’indifferenza” che ci fa
lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi”- è
un atto di accusa alla politica?
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E’ un chiamarla in causa. Personalmente penso che il cosiddetto
liberismo selvaggio non faccia che rendere i forti più forti, i deboli più
deboli e gli esclusi più esclusi. Ci vogliono regole di comportamento e anche,
se fosse necessario, interventi diretti dello Stato per correggere le
disuguaglianze più intollerabili.
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Possiamo considerare
i primi tra gli esclusi i disoccupati che sono ormai il 12,5% della popolazione
italiana e tra questi i giovani per oltre il 41%?
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Gli espulsi dal mondo del lavoro anzitempo, i giovani espulsi
ancor prima di esservi ammessi, la solitudine dei vecchi, ci offre un mondo
schiacciato sul presente , senza memoria del passato e senza il desiderio di
proiettarsi sul futuro. Questo, secondo me, è un problema che riguarda anche la
Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa, perché questa situazione non ferisce solo i
corpi ma anche le anime.
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Lei Santità fa un
preciso atto d’accusa evidenziando un eccessiva spinta all’individualismo. Spesso
si confonda meritorietà con meritocrazia. E’ certo
giusto che chi merita di più ottenga di più, ma non tanto da porlo in grado di
disegnare regole del gioco – economico e/o politico – capaci poi di
avvantaggiarlo. Al netto dei principi etici che ciò può comportare, non pensa
che la democrazia ceda in tal maniera il passo alla tecnocrazia? La recente
esperienza in Italia, La Finanza mondiale che detta le regole alla politica
anziché il contrario, sono esempi di tale degenerazione?.
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Non
solo, ma molte nuove ideologie, caratterizzate da diffuso
individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico, indeboliscono i
legami sociali, alimentando quella mentalità dello “scarto”, che induce al
disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati
“inutili”. Tanto più ci si allontana dalla democrazia politica tanto più emerge
la distanza dalla democrazia sociale.
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Non ritiene che
l’egocentrismo: cioè la tendenza a considerare il proprio modo di essere, di
sentire e di giudicare come l'unico possibile e valido in assoluto, sia una situazione che ormai è più di
“costume” che di morale. Mi riferisco agli evasori fiscali, ai corrotti e ai
corruttori ed alla loro bandiera di estrema ratio per la sopravvivenza.
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La
mia condanna verso costoro è stata chiara e netta. Capisco e perdono cento
volte il peccatore ma non loro. Il corrotto, invece, scandalizza e “continua a
peccare e fa finta di essere cristiano:
ecco la doppia vita. E la doppia vita di un cristiano fa tanto
male. C’è chi dice: ‘Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la
mano in tasca e do alla Chiesa’. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai
poveri. È un ingiusto. Questa è la doppia vita. E questo merita, lo dice Gesù
non lo dico io, – che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato
nel mare-. Non parla di perdono, qui Gesù”.
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Possiamo
affermare che i malesseri della nostra società nascono anche dal germe di un
narcisismo sfrenato?
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Un amore smodato verso se stessi che produce
danni gravi non solo all’anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con
gli altri, con la società in cui vive. Il vero guaio è che i più colpiti da
questo che in realtà è una sorta di disturbo mentale sono persone che hanno
molto potere. Spesso i Capi sono narcisi. Anche i Capi della Chiesa spesso sono
stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. C’è in
taluni, nella cura degli interessi del Vaticano, che sono in gran parte ancora
interessi temporali, una visione Vaticano-centrica. Questa visione trascura il
mondo che ci circonda. Non la condivido e farò di tutto per cambiarla.
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Il suo monito sull’eccessivo
consumismo materialistico richiama un
fatto ormai appurato : le analisi economiche basate esclusivamente sul PIL sono
sovente fuorvianti. Il PIL, pur rimanendo una buona misura della crescita
economica, non è infatti adatto a cogliere gli aspetti legati al progresso e al
benessere delle persone, esse tralasciano l’aspetto psico-fisico,
comportamentale, materiale ambientale, educativo, sociale e politico della vita
degli individui. Una misurazione del benessere più strutturata ha riservato una
classificazione di retroguardia a paesi che, pur essendo grandi potenze
economiche hanno forti ritardi in fattori come la sostenibilità ambientale, la
salute e gli stili di vita. Per contro gli stati scandinavi in forza di un
corretto rapporto tra Stato e cittadino primeggiano queste particolari classifiche.
Qual è il suo pensiero in merito?
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Servono anche politiche efficaci allo sviluppo del benessere che
assicurino alle persone – eguali nella loro dignità e nei loro diritti
fondamentali – la possibilità di accedere ai “capitali”, ai servizi, alle
risorse educative, sanitarie, tecnologiche affinché ciascuno abbia
l’opportunità di esprimere e di realizzare il suo progetto di vita, e possa
svilupparsi in pienezza come persona. Le gravi crisi finanziarie ed economiche
contemporanee – che trovano la loro origine nella ricerca avida di beni
materiali, da un lato, e nel depauperamento delle relazioni interpersonali e
comunitarie dall’altro – hanno spinto molti a ricercare la soddisfazione, la
felicità e la sicurezza nel consumo e nel guadagno oltre ogni logica di una
sana economia. Politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione
del reddito.
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L’Istat evidenzia un dato drammatico: una
larga fascia della popolazione ha quasi eliminato dal suo budget le spese per visite
mediche, analisi cliniche e radiografie. Negli ultimi cinque anni, la crisi sta
modificando profondamente i modelli di consumo delle famiglie: più di sei
famiglie su dieci, per esempio, fanno la spesa al discount..
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Occorre
fermare questa deriva. Il succedersi delle crisi economiche deve portare agli
opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento
negli stili di vita a questo devono tendere le politiche efficaci a cui mi
riferisco.
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L’attuale assetto sociale chiuso al nuovo, fedele alle
consuetudini, che emargina e non coinvolge, che esalta l’esibizione e il
principio della prestazione crea sofferenza nell’individuo e lo condiziona fino
a fargli accettare questa sua precarietà come “normale” ed un giudizio
“sociale” positivo nei suoi confronti in funzione del suo adattamento a tale
condizione. Assistiamo alla prevaricazione della dignità dell’individuo a
favore dei dettami sociali che provocano disaffezione e apatia sociale o
contestazione non propositiva o ancora delega passiva al carisma di una forte
personalità.
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A
questo tende il mio richiamo all’esistenza di “un reale e percettibile pericolo
che, mentre progredisce enormemente il dominio da parte dell’uomo sul mondo
delle cose, di questo suo dominio egli perda i fili essenziali, e in vari modi
la sua umanità sia sottomessa a quel mondo, ed egli stesso divenga oggetto di
multiforme manipolazione, anche se spesso non direttamente percettibile,
mediante tutta l’organizzazione della vita comunitaria, mediante il sistema di
produzione, mediante la pressione dei mezzi di comunicazione sociale”.
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Santo Padre la ringrazio per il tempo che ci accordato.
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Ringrazio
voi per l’ospitalità che avete concesso al mio pensiero e salutandovi vi auguro
buon pranzo.
Mario Ruggieri
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