“Zero Zero Zero”:
la miglior qualità di farina. Sembra polvere innocua. Invece, nell'allusione
sinistra di Roberto Saviano, i tre baffetti bianchi che campeggiano sulla
copertina raccontano la galoppante marcescenza del mondo e la sua danza
sull'orlo dell'abisso. Non è il turbocapitalismo, e neppure il finanzcapitalismo,
ma un'altra creatura infernale e angelica che li comprende e li esprime. Nelle
viscere del narcocapitalismo, Saviano vede scorrere un fiume sotterraneo
di ricatti e di sangue che travolge e irretisce nel suo fascino l'Occidente
impaurito dalla precarietà del suo antico benessere, mentre schiaccia l'altra
metà del pianeta mostrando nel volto della violenza l'unica sfida alla fame di
intere popolazioni. Non sentiamo niente? Come sopportare tutto questo
rumore?
Affratellando
nella tragedia la Colombia, il Messico, gli Stati Uniti e il Canada, il fiume
carsico riemerge dall'emisfero opposto in Russia, in Spagna e in Africa, a
Rotterdam e a Napoli, a Londra e in Calabria. Se non bastano navi e aerei,
sommergibili. Se non bastano valigie, doppi fondi e pannolini, per il trasporto
della coca si può provare con “muli” umani, pronti a ingoiare ovuli
riempiti della preziosa sostanza, a custodirli in volo nello stomaco e ad espellerli
appena sbarcati a destinazione. Sempre che qualche delicato bussolotto non si
spacchi durante il viaggio condannando il “mulo” ad una morte atroce per
overdose.
Miliardi
di dollari sono rastrellati e investiti in armi e corruzione (di governi, polizie
e giornalisti) per assicurare il dominio delle cosche, il controllo capillare e
spietato della distribuzione, la protezione e la spartizione dei mercati.
Negoziata senza leggi o guerreggiata senza confini.
Come
inceppare il micidiale meccanismo? Per il giovane scrittore napoletano la via
della legalizzazione “potrebbe essere davvero la soluzione. Perchè va a
colpire là dove la cocaina trova il suo terreno fertile, nella legge economica
della domanda e dell'offerta. Prosciugando la richiesta, tutto ciò che
sta a monte avvizzirebbe come un fiore privato dell'acqua”.
Saviano
confessa la sua lucida ossessione e spera che la conoscenza di questa storia
aiuti a difenderci da questa storia che ci imprigiona e che imprigiona lui nel
suo esilio dorato di scrittore sotto scorta. Ha scelto ormai da anni di
imboccare la strada della denuncia e dell'impegno civile: non sarebbe stato più
conveniente indirizzare il suo talento verso i territori innocui della
narrazione letteraria?
Saviano
descrive crudeltà, tradimenti, determinazione estrema e abiezione del crimine
scientificamente organizzato su scala planetaria, ma non manca di lanciare un
messaggio di speranza. Questo combattimento che sembra perso in partenza,
invece cammina sulle gambe di uomini e donne in carne ed ossa. Poliziotti,
parrocchie, giornalisti, carabinieri, imprenditori, vigili urbani, insegnanti,
operai, militanti di partito, genitori, magistrati resistono. Combattono
defilati e meritano di essere riconosciuti, amati e sostenuti da vivi. Non
desiderano fare gli eroi oggi per avere una dedica monumentale da morti domani.
Come non sentire il loro rumore?
Mario
Dellacqua
Nessun commento:
Posta un commento