Giorgio Gardiol |
Domenica 19 gennaio 2014 è mancato Giorgio
Gardiol. Nato a Pinerolo (Torino) il 25 maggio 1942, frequenta il Liceo Scientifico
e poi Scienze Politiche. Attivo nel '68 studentesco, collabora a Gioventù
Evangelica. Direttore del Centro Ecumenico di Agape negli anni '70, inventa lo
spostamento di una parte delle attività col centro stampa a Pinerolo per essere
vicini alle lotte operaie in corso. Responsabile per anni degli incontri
italo-francesi di Equipes Ouvrieres Protestantes. Sposato con Renata
Prochet ha due figli: Francesca e Davide. Con Democrazia Proletaria diventa
consigliere comunale a Pinerolo nel 1975 e poi consigliere provinciale nel 1985.
Aderisce ai Verdi-Arcobaleno e nel 1996 è eletto deputato con l'Ulivo nel Collegio
di Settimo. Partecipa ali lavori della Commissione Lavoro. Giornalista per il
settimanale evangelico 'Riforma'. Non più eletto, farà il consulente del lavoro
a Torino. Fonda il periodico 'Il girasole'' dei verdi torinesi,
divenendone il direttore. Giunto alla pensione, devolve l'intera pensione da ex
deputato all'associazione delle madri della Plaza de Majo argentine.
Costituisce con altri il gruppo '17 luglio' che si occupa di territorio,
urbanistica e ambiente. Si ammala nel 2011 e viene sottoposto a cure per un
tumore. Così ne ha brevemente ricostruito la biografia il suo amico pinerolese Piero
Baral di Alp-Cub.
Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc, così lo
ricorda: “non è stato solo un compagno ed un fratello, è stato un maestro,
un punto di riferimento fondamentale negli anni della mia formazione
adolescenziale. Con me aveva adottato un metodo formativo efficacissimo:
bastonare, bastonare sempre, pochi complimenti. Io mi ci sono trovato bene,
sono cresciuto forse con qualche tratto di ruvidità e sono rimasto amico di
Giorgio e interessato a sapere cosa pensava anche quando abbiamo fatto scelte
politiche diverse. Caro Giorgio, la tua è stata una vita piena, come dice la Bibbia , hai combattuto il
buon combattimento, hai finito la corsa, hai conservato la Fede. Ora riposa in
pace”.
La scomparsa di Giorgio Gardiol mi getta in una
condizione di scoramento, ma per ora prevale la rabbia verso tutti quelli che
in questi anni rancorosi e grigi sento pretendere buoni esempi dai politici. Un
alibi per sentenziare che tutti sono uguali e per non fare i conti con la
propria pigrizia e la propria rinuncia. Ho anche visto e vedo le stesse persone
fieramente ignorare il buon esempio di Giorgio. Ce l'avevano vicino e lo potevano
incontrare. In lui giganteggiava la virtù dell'altruismo silenzioso e la tenace
pazienza unitaria. Di esemplare lucidità il suo ultimo intervento su “Riforma”
per commentare così l'agitazione dei cosiddetti “forconi” all'indomani del
9 dicembre: “E' andata in scena la
povertà. Una povertà non diversa da quella dei cassintegrati e dei licenziati.
Speriamo che le povertà si parlino. Così forse si troveranno soluzioni”.
Mario Dellacqua
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