martedì 21 gennaio 2014

LA SCOMPARSA DI GIORGIO GARDIOL

Giorgio Gardiol
Domenica 19 gennaio 2014 è mancato Giorgio Gardiol. Nato a Pinerolo (Torino) il 25 maggio 1942, frequenta il Liceo Scientifico e poi Scienze Politiche. Attivo nel '68 studentesco, collabora a Gioventù Evangelica. Direttore del Centro Ecumenico di Agape negli anni '70, inventa lo spostamento di una parte delle attività col centro stampa a Pinerolo per essere vicini alle lotte operaie in corso. Responsabile per anni degli incontri italo-francesi di Equipes Ouvrieres Protestantes. Sposato con Renata Prochet ha due figli: Francesca e Davide. Con Democrazia Proletaria diventa consigliere comunale a Pinerolo nel 1975 e poi consigliere provinciale nel 1985. Aderisce ai Verdi-Arcobaleno e nel 1996 è eletto deputato con l'Ulivo nel Collegio di Settimo. Partecipa ali lavori della Commissione Lavoro. Giornalista per il settimanale evangelico 'Riforma'. Non più eletto, farà il consulente del lavoro a Torino. Fonda il periodico 'Il girasole'' dei verdi torinesi, divenendone il direttore. Giunto alla pensione, devolve l'intera pensione da ex deputato all'associazione delle madri della Plaza de Majo argentine. Costituisce con altri il gruppo '17 luglio' che si occupa di territorio, urbanistica e ambiente. Si ammala nel 2011 e viene sottoposto a cure per un tumore. Così ne ha brevemente ricostruito la biografia il suo amico pinerolese Piero Baral di Alp-Cub.

Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc, così lo ricorda: “non è stato solo un compagno ed un fratello, è stato un maestro, un punto di riferimento fondamentale negli anni della mia formazione adolescenziale. Con me aveva adottato un metodo formativo efficacissimo: bastonare, bastonare sempre, pochi complimenti. Io mi ci sono trovato bene, sono cresciuto forse con qualche tratto di ruvidità e sono rimasto amico di Giorgio e interessato a sapere cosa pensava anche quando abbiamo fatto scelte politiche diverse. Caro Giorgio, la tua è stata una vita piena, come dice la Bibbia, hai combattuto il buon combattimento, hai finito la corsa, hai conservato la Fede. Ora riposa in pace”.
La scomparsa di Giorgio Gardiol mi getta in una condizione di scoramento, ma per ora prevale la rabbia verso tutti quelli che in questi anni rancorosi e grigi sento pretendere buoni esempi dai politici. Un alibi per sentenziare che tutti sono uguali e per non fare i conti con la propria pigrizia e la propria rinuncia. Ho anche visto e vedo le stesse persone fieramente ignorare il buon esempio di Giorgio. Ce l'avevano vicino e lo potevano incontrare. In lui giganteggiava la virtù dell'altruismo silenzioso e la tenace pazienza unitaria. Di esemplare lucidità il suo ultimo intervento su “Riforma” per commentare così l'agitazione dei cosiddetti “forconi” all'indomani del 9 dicembre: “E' andata in scena la povertà. Una povertà non diversa da quella dei cassintegrati e dei licenziati. Speriamo che le povertà si parlino. Così forse si troveranno soluzioni”.

Mario Dellacqua

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