Era già comparsa con i forconi in forma più
rudimentale. Ora, in veste civile e democraticamente organizzata dalle
associazioni dei commercianti e degli artigiani, la protesta sociale è scesa
nelle piazze a Roma per chiedere riduzione delle tasse e fine dell'oppressione
burocratica. Musica per le orecchie di Berlusconi che, per fare il carico
completo, aggiungerebbe la condanna dell'oppressione giudiziaria. Ma, per il
resto, chi oserebbe di questi tempi dare torto al ceto medio produttivo e farselo
nemico?
Neppure Innocenzo Cipolletta. Però, con il coraggio
di Daniele nella fossa dei leoni, l'ex Direttore Generale di Confindustria si
chiede se sia proprio vero che paghiamo troppe tasse. La risposta è no. In una serata introdotta da Mario
Ruggieri, della tesi ardita e controcorrente ne hanno parlato venerdì 14 marzo
all'angolo Nadia Biscola, Giovanni Garabello e il senatore Mauro Marino,
Presidente della Commissione Finanza e Tesoro del Senato.
La tesi è dispettosa e decisamente anticonformista,
ma vale la pena seguirne l'itinerario. In Italia la pressione fiscale non è
superiore a quella di altri paesi europei. Caso mai, il prelievo è socialmente
iniquo e la spesa pubblica produce sprechi, inefficienze, distorsioni
clientelari e servizi scadenti. I rimedi vanno cercati intervenendo ad
affermare misure concrete di equità fiscale e provvedimenti di modernizzazione
democratica della pubblica amministrazione. Il rimedio non è la diminuzione
complessiva del gettito fiscale. Neppure l'auspicata e sacrosanta eliminazione
dei privilegi dei politici per ridurre la spesa pubblica può liberare
l'economia dal peso schiacciante degli interessi sul debito che soffocano la
ripresa produttiva e impediscono il rilancio dell'occupazione. “E' difficile immaginare che eliminando la
corruzione si trovino i soldi per ridurre le tasse: avremmo senz'altro un paese
migliore e più capace di crescere, ma sempre quel peso bisognerà sostenere”.
Economisti come Alesina e Giavazzi ripetono un
giorno sì e l'altro anche che bisogna ridurre la spesa pubblica per sfuggire
alla morsa della pressione fiscale. Il ministro Tremonti con i suoi tagli
lineari proponeva di “affamare la
bestia”, pensando così di poter imporre una razionalizzazione della spesa.
Altri aggiungono che siccome lo Stato è un disastro catastrofico di lungaggini
burocratiche e di corruzione che non risparmia nessuno (sindacati compresi che
difendono i lavoratori anche quando sono protetti dall'assistenzialismo
improduttivo), meglio ridurre il magnamagna
della spesa pubblica perchè con il denaro risparmiato da una minore tassazione
ognuno sarà libero di pagarsi scuola, salute e pensione.
Cipolletta dice che tale ragionamento favorirà chi
ha redditi elevati per pagarsi sul mercato sanità efficiente, istruzione
competitiva e vecchiaia confortevole. Naturalmente nel privato. Ma gli altri?
Con qualche soldo in tasca in più risparmiato grazie a una minore tassazione,
chi non ha lavoro e mezzi propri sarà anche senza sussidi didattici moderni,
troverà ospedali chiusi e liste d'attesa più lunghe, avrà pensioni alleggerite
e ad età sempre più avanzata, incapperà in una giustizia lenta e sorda.
La strada indicata da Cipolletta non si nutre di
capri espiatori. Combatte corruzione, inefficienze e clientelismi, ma non
smantella lo stato sociale e la spesa pubblica che sono il principale strumento
di lotta alla povertà e alla sperequazione dei redditi. “Non è vero che paghiamo troppe tasse. E' vero invece che le paghiamo
male. E allora adoperiamoci perchè a pagarle siano tutti, compresi gli evasori
che hanno riportato una bella vittoria con l'abolizione dell'Imu sulla prima
casa nel 2013. Un'abolizione che ha fatto il miracolo di riunire sotto la
stessa bandiera ricchi evasori e poveri contribuenti. Questo è il vero miracolo
italiano”.
Mario
Dellacqua
INNOCENZO CIPOLLETTA, “In Italia paghiamo troppe tasse”. Falso!, Idola - Laterza, 2014,
pp. 100, euro 9.
scheda sui pensionati.
RispondiEliminaI pensionati italiani sono in totale 16.699.617.
Sono 800.585 i pensionati che prendono un assegno lordo fino a 249 euro;
2.029.894 i pensionati da 250 a 499 euro lordi;
3.183.904 i pensionati da 500 a 749 euro lordi;
1.956.239 i pensionati da 750 a 999 euro lordi;
2.246.613 i pensionati da 1.000 a 1.249 euro lordi;
1.716.629 i pensionati da 1.250 a 1.499 euro lordi;
1.339.232 i pensionati da 1.500 a 1.749 euro lordi;
980.054 i pensionati da 1.750 a 1.999 euro lordi;
731.046 i pensionati da 2.000 a 2.249 euro lordi;
482.617 i pensionati da 2.250 a 2.499 euro lordi;
533.068 i pensionati da 2.500 a 2999 euro lordi;
669.736 i pensionati oltre i 3.000 euro lordi;
dei quali 33.000 sono quelli oltre 90.000 euro annui
Dei pensionati che prendono più di 3.000 euro lordi al mese,
212.566 sono residenti nel Nord-Ovest dell’Italia;
122.728 nel Nord-Est;
178.907 nel Centro;
96.912 nel Sud e nelle Isole;
2.753 all’Estero.