non posso sottrarmi al compito di risponderti perché mi chiami in causa su due questioni fondamentali per chi si interessa di politica: la militanza e la fedeltà ad un partito. Permetti che, senza riaprire polemiche, possa presentare la mia versione in modo che chi legge possa giudicare se sono io ad aver “usato” il partito “come una porta girevole”.
Ritengo che la mia militanza nel PCI prima e nel PDS-PD poi, possa essere definita assidua e continuativa a cominciare dalla metà degli anni ’70 fino al 2004-2005. Penso di aver dato un contributo utile e mi pare che i fatti lo dimostrino: con tanti altri (come dimenticare i Petrossi, Mazzoni, Fiorentino, …) siamo riusciti a far diventare il PCI, che era politicamente isolato perché rappresentante soprattutto dell’immigrazione degli anni 60-70, un partito egemone: abbiamo creato una Sinistra di governo!
Quando parlo di militanza non voglio confonderla con il mio ruolo di sindaco, ma mi riferisco al frequente rapporto con la sezione e il suo segretario. Lascia che ricordi con nostalgia le numerose riunioni nella sede di via Stazione dove ero “convocato” per spiegare decisioni amministrative e controbattere ai compagni e militanti.
Quando parlo di militanza non voglio confonderla con il mio ruolo di sindaco, ma mi riferisco al frequente rapporto con la sezione e il suo segretario. Lascia che ricordi con nostalgia le numerose riunioni nella sede di via Stazione dove ero “convocato” per spiegare decisioni amministrative e controbattere ai compagni e militanti.
Ho partecipato alle riunioni anche quando tu eri segretario della sezione. Quando poi il Partito organizzava delle iniziative la presenza e la collaborazione erano dovute. Non mi sembra quindi che mi “dimenticassi dei compagni di strada”.
Anzi, questa militanza negli anni ’80 e ’ 90 era la linfa per mantenere e far percepire a tutti una idealità nell’attività amministrativa.
Perché poi mi sono sempre più allontanato dal PD e dalla militanza?
In questo distacco sono stati determinanti la delusione ed il fastidio nel vedere come si stesse inserendo anche nel centrosinistra il sottile veleno di un populismo superficiale, che inevitabilmente tende a trasformare i cittadini in tifosi o, peggio, in clienti. Quando 5 anni fa abbiamo posto la questione siamo stati isolati ed il PD ha fatto un’altra scelta. Il contrasto non era solo sul fare o no le primarie, ma le primarie erano l’occasione per confrontarci sul modo di fare amministrazione e impostare la politica.
La scelta del PD fu ben consapevole tanto è vero che in questi 5 anni non c’è stato nessun tentativo di ricomposizione, nemmeno si è pensato di ricorrere a personalità neutrali (ricordo che a suo tempo si era fatto ricorso alcune volte all’on. Larizza per risolvere casi locali).
Certo ognuno di noi ha i suoi difetti, la sua parte di colpa e il dialogo non è così facile, ma c’è chi ha per mandato politico, insieme al proprio direttivo, il compito di provvedere per cercare di rimediare alle incomprensioni esistenti nella propria area politica.
Se ciò non avviene cresce il sospetto che i compagni non guardino più tutti nella stessa direzione, che nel partito ci sia posto anche per chi non “spinge più il carro dell’utopia”, anzi, nonostante tutto, sia apprezzato perché, in fin dei conti, la gestione del consenso è diventata troppo importante ed il consenso bisogna consolidarlo! D’altronde il passato è da rottamare, come insegna Renzi.
A questo proposito aggiungo che le vicende a livello nazionale hanno contribuito a creare smarrimento, mostrano un partito che cambia pelle, un partito in cui quel populismo che infastidiva è invece rilanciato con spavalderia: lo definiscono il PD di Renzi!
Ecco, è proprio il PD di un altro perché esprime un’altra cultura che non mi appartiene: infatti io rimango convinto che i concetti di “collettivo”, “struttura”, “sostanza”, “analisi” non possano essere allegramente sostituiti con quelli di “leaderismo”, “immagine”, “emozione”, “spettacolo “: è una mutazione culturale a cui non voglio aggregarmi. Senza contare che nell’atteggiamento di Renzi ci sono troppi echi del “berlusconismo” che non ho mai condiviso e che hanno dimostrato la loro fragilità ed illusorietà.
Per questi motivi preferisco ripartire dalla politica di base di un gruppo spontaneo che si rifà al “noi”, sostenerne la formazione e la crescita, sia a livello socio-culturale sia a livello politico- istituzionale, con un orizzonte ampio e lungo che i 30-40enni, cresciuti con basi etico-politiche salde e chiare, percorreranno con determinazione.
Non pretendo di averti convinto ma, per l’onestà intellettuale che ti riconosco, ho voluto sinceramente spiegare le motivazioni e lo spirito che hanno determinato le mie scelte; spero almeno che possano essere capite.
Cordiali saluti,
Domenico Bastino
mi ero perso la lettera di gregorio codispoti a domenico bastino sul mondo... stamattina me la sono letta poco dopo aver fatto altrettanto con questa risposta.
RispondiEliminada spettatore solo parzialmente esterno (penso sia nota la mia amicizia ma anche la mia stima nei confronti di giovanni garabello e di alcuni suoi attuali compagni di strada che mi porteranno a votare per lui alle prossime elezioni comunali) mi viene da fare due osservazioni:
1. al di là dei contrasti (e successivi rancori) personali che anche io ho mal sopportato durante e dopo la scorsa campagna elettorale, resta il fatto che la scelta di non fare le primarie in vista della precedente corsa alla carica di sindaco sono state un errore sia strategico che tattico. strategico perchè ha aggravato e reso difficilmente ricomponibile quella frattura allora solo latente nel centrosinistra nonese; tattico perchè quelle primarie l'attuale sindaco le avrebbe probabilmente vinte mettendo al loro rispettabilissimo posto (in minoranza) coloro che si sono poi trovati dalla parte di giovanni garabello.
2. gregorio dice che la ricomposizione non doveva necessariamente venire dal pd ed anzi avrebbe potuto venire dall'altra parte (in pratica dai dissidenti di non unomanoi) e in ultima analisi ha ragione. questo ragionamento risulta però viziato per il fatto che individua solo due parti simmetricamente in causa mentre io ritengo vi fosse e vi sia un'asimmetria evidente tra quelli che hanno poi costituito nonunomanoi e il pd. mi sembra infatti ragionevole individuare almeno tre parti in causa (in realtà sono di più): il "gruppo" che sosteneva l'attuale sindaco, il "gruppo" che sosteneva giovanni e la sezione nonese del pd (che vedeva suoi autorevoli membri ed ex-membri in entrambi i "gruppi") ma sarebbe anche da considerare la sezione nonese di rifondazione. diciamo che il pd (ma anche rifondazione, entrambi come possibili terze parti) non avrebbe fatto male in questi anni a cercare di mediare e ricomporre fratture politiche e personalismi e in questo senso non posso che dare ragione a domenico bastino che del pd è un fuoriuscito deluso.
Ciao Roberto, anzitutto non ho risentimenti verso nessuno. Non fa parte del mio carattere. Non mi preoccupa che tu dia ragione a Bastino, mi rammarica maggiormente che tu non legga il "Mondo di None" e che in questo caso tu sia stato costretto a farlo.
RispondiEliminaBuona giornata! Gregorio
non mi sembra di aver accennato ad alcun tuo eventuale risentimento. non preoccuparti che il mondo, come quasi tutto ultimamente, lo leggo spesso ma non sempre (e non integralmente) per ragioni di impegno familiare e lavorativo. per il resto confermo tutto a parte le sviste grammaticali/sintattiche dovute alla fretta.
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