Abituatevi all' idea che l' 8 marzo sia una bugia, un imbroglio innocente, un falso storico. Siete convinti che la giornata della donna ricordi il famoso incendio in cui morirono 129 operaie americane chiuse dal padrone in una filanda di New York (o di Chicago)? Niente da fare, quell' incendio non esiste, non c' è cronaca che lo registri. Avete però la certezza che a scegliere quella data sia stata Clara Zetkin nella Seconda conferenza internazionale socialista del 1910 a Copenaghen? Sbagliato anche questo. Della presunta mozione della Zetkin non c' è traccia.
Eppure, saranno pronti a giurare donne e accaniti lettori di giornali, di quell' episodio esistono fotografie e documentazione: no, possiamo ormai rispondere con certezza, non sono che montaggi, attribuzioni sbagliate, leggerezze di militanti troppo entusiaste. L' 8 marzo in realtà non è che un' invenzione. Sgomente e divertite A svelarci l' esistenza di un giallo 8 marzo sono due investigatrici insospettabili, due femministe storiche , Tilde Capomazza e Marisa Ombra, redattrici di un libro sconcertante edito da Utopia e intitolato come di dovere 8 marzo, storie miti riti della giornata internazionale della donna. A due giorni dalla fatidica scadenza, mentre già si armano striscioni, si tirano fuori megafoni dai cassetti, si convocano convegni ed incontri, la rivelazione finora taciuta dai più ha lasciato sgomente e divertite anche le conduttrici di Ora D, trasmissione radiofonica di Rai 3, che ieri hanno dedicato una puntata alla notizia. Eppure la singolare scoperta è avvenuta quasi per caso. Era la fine degli anni Settanta. La festa dilagava, la partecipazione si estendeva, non c' era chi non volesse rendersi conto delle sue ragioni storiche, ritrovare il senso di una tradizione come scrivono Capomazza e Ombra. E così le due femministe si mettono al lavoro. Subito però si trovano davanti a dati confusi, manipolati, inventati. Come il primo racconto dei precedenti storici della giornata internazionale della donna, quello uscito il 1ø marzo 49 su Propaganda, bollettino comunista per i quadri di base che, oltre ad attribuire la paternità della festa a Clara Zetkin scrive: Da 39 anni in questo giorno le donne di tutto il mondo rivendicano i loro diritti perché l' 8 marzo 1848 le donne di New York manifestarono per ottenere diritti politici e poter dire la propria parola sui problemi della pace e del lavoro. Primo sconcerto, dicono le autrici, se si doveva tornare così indietro nel tempo perché dimenticare la partecipazione delle donne alla rivoluzione francese? E perché soprattutto non parlare del famoso incendio della filanda? Il redattore si sarà sbagliato, si rispondono le ricercatrici, uscirà un' errata corrige da qualche parte. Ma l' attesa è vana. Le operaie di New York risultano assenti da ogni giornale o documento consultato. Tilde e Marisa le ritrovano citate solo tre anni dopo, sul settimanale del Pci La lotta e improvvisamente anche su un minuscolo libriccino dell' Udi 4 centimetri per 6, che 100mila donne comuniste si appuntarono sul petto insieme al mazzetto di mimose (ah, anche la mimosa è un ' invenzione recente, del dopoguerra: un fiore povero e disponibile scelto dalle romane per caratterizzare la festa ). Da quell' anno i successi della cronistoria 8 marzo sono in un una continua ascesa: nel marzo 1954 la vicenda delle operaie uccise dalle fiamme nel calzaturificio americano diventa un fumetto pubblicato da Il lavoro settimanale della Cgil, nel ' 56 si muta addirittura in un fotoromanzo che pretende di essere una ricostruzione verace con nomi, date, luoghi. Ma del resto ora sappiamo che una versione corretta non poteva esistere perché quell' incendio, così come quello sciopero dell' 8 marzo 1848 citato da Propaganda, non accaddero. Non resta che rivolgerci a Clara Zetkin, annotano stupefatte Capomazza e Ombra, consultiamo il testo della mozione, un testo che comparve sull' organo di stampa delle socialiste tedesche il 29 agosto del 1910. Dell' 8 marzo non c' è traccia. Per di più quella risoluzione che la Zetkin pubblicò generosamente sul suo periodico non fu mai votata da nessuna Conferenza socialista. Un corteo del 1917 Sembra anzi che l' ipotesi di una giornata delle donne non piacesse affatto ai suoi compagni di partito che la giudicarono un' inaccettabile commistione con la borghesia internazionale. Che cosa abbiamo festeggiato allora fino ad oggi? Che cosa si preparano a ricordare le 50 manifestazioni che le ragazze della Fgci hanno indetto in altrettante città italiane sabato mattina (la loro parola d' ordine però riguarda la legge per l' introduzione dei temi della sessualità nella scuola) e le molte altre che le donne hanno indetto per il pomeriggio del 7 e la mattinata dell' 8? Forse, un corteo russo del 1917 a cui parteciparono molte rivoluzionarie, ma chissà. A questo punto ogni ipotesi è lecita. Comunque dicono le autrici, che la festa continui. - Da La Repubblica 06 marzo 1987 di SUSANNA NIRENSTEIN
Allora anche il movimento socialista ha la sua sacra sindone. Si tratta di invenzioni che non tradiscono la realtà, a meno che ci si ostini a voler difendere l'indifendibile e questo mi sembra il caso della chiesa cattolica.
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