Dal sito dell'Unicef una mappa della distribuzione della frequenza di MGF in Africa sulla base dei dati dell'Oms |
Le pratiche di mutilazione, escissione, infibulazione, non hanno fondamento religioso e sono diffuse in 40 paesi del mondo, di cui 28 africani, tuttavia la maggioranza delle vittime appartengono a contesti sociali di cultura islamica.
In Italia sarebbero 38.000 le donne e 20.000 le bambine che, in grande maggioranza prima del loro arrivo nel nostro Pese, sono state mutilate.
Secondo dati dell’Istat in Piemonte sono circa 7.000 le vittime di Mgf.
I dati sono richiamati in un ordine del giorno che sarà discusso dal Consiglio comunale, su proposta dei consiglieri Lucia Centillo, Silvio Viale, Domenica Genisio, Luca Cassiani e Fosca Nomis.
L’atto invita il sindaco Piero Fassino e la giunta a promuovere iniziative regionali, nazionali e internazionali, per rimuovere le condizioni alla base di queste pratiche.
La discussione del provvedimento dovrebbe avvenire alla vigilia del viaggio di Elsa Fornero, ministro delle pari opportunità, che ai primi di marzo, nell’imminenza della festa della donna, sarà a New York, alle Nazioni unite, dove il Segretario generale Ban Ki-moon ha lanciato iniziative per il bando universale delle Mgf ed ha reso pubblico nel gennaio scorso il rapporto "Ending Female Genital Mutilation".
Alla discussione sull’ordine del giorno da parte delle commissioni consigliari Diritti e pari opportunità, presieduta da Marta Levi e Sevizi sociali, presieduta da Lucia Centillo, ha partecipato personale sanitario del Servizio violenze sessuali dell’ospedale Sant’Anna di Torino, del Centro multiculturale di via Monte Ortigara 95 (Asl To 1) e l’assessore alle pari Opportunità, Maria Cristina Spinosa.
I dati forniti confermerebbero una frequenza significativa di casi ma portano quasi ad escludere che tali pratiche illegali siano realizzate a Torino.
Le donne più frequentemente colpite da Mgf sono nigeriane.
Silvio Viale, nella sua doppia veste di consigliere e medico dell’ospedale Sant’Anna, ha spiegato che c’è una forte resistenza culturale al superamento delle Mgf e che molte donne si presentano in ospedale con le figlie per accertarsi della verginità delle ragazze più che per tutelarle da queste pratiche.
In particolare l’infibulazione, che consiste nella chiusura quasi totale della vagina, è molto pericolosa per la salute e pone, in vista del parto, problemi medici e legali. Vi sono infatti partorienti, ha spiegato Viale, che chiedono il cesareo per non rinunciare all’infibulazione e altre che chiedono di essere ricucite (reinfibulate) dopo il parto. La ragione di questi comportamenti sarebbe il timore di perdere il marito.
Con l’Ordine del giorno inviato al voto del Consiglio si chiede anche alla Regione Piemonte di istituire procedure di segnalazione e raccolta dati per una miglior conoscenza del problema.
L'articolo è stato segnalato da Carla Benotti.
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