“Politica
come servizio”: l'espressione
mi
è
estranea.
L'ho sempre considerata
una
finzione
ipocrita,
inventata
per
nascondere
una
verità
ingloriosa
di
cui
bisogna
saper
tenere
conto:
prima
o
poi
scatta
in
tutti
– ed
è
normale
– un
desiderio
di
gratificazione, di riconoscimento, di promozione. A quel punto è molto elevato, però, il rischio che la politica “come servizio” di cui si parla in parrocchia, diventi la politica che serve a te, al tuo piccolo progetto di ascensione, di cui si parla nei corridoi via un'elezione l'altra: prima in Comune, poi in Provincia, poi in Regione e via progredendo in Parlamento.
A None si stanno portando avanti con il lavoro.
Per assumere un impegno politico non basta più un seggio in Consiglio comunale. Vedi il numero di febbraio de “Il Mondo di None”: per “dare
un'opportunità di crescita ad alcuni consiglieri”, hanno deciso di fare molto presto un posto in Giunta per loro. Se no, sarebbero costretti all'umiliazione di un ruolo defilato, all'inchiesta sociale nell'ombra, al volantinaggio, alla costruzione di relazioni sociali fondate sul consenso libero, consapevole eccetera.
E' obbligato a condividere questo principio (che in realtà è il principio della fine) anche chi subisce l'avvicendamento. Per forza: altrimenti subirebbe l'accusa di voler rimanere aggrappato alla poltrona.
E' il regno dove nessuno fa niente per niente. Sprofondate in questa palude, le elezioni non sono più una gara democratica fra programmi e schieramenti contrapposti. Il cittadino, il lavoratore, il giovane, la casalinga, l'artigiano, il professionista e il disoccupato non sono parte in causa. Non sono chiamati a partecipare, ma a votare e a fare il tifo. Le elezioni diventano un esclusivo misuratore delle simpatie popolari e delle dinamiche interne alle élites, con le loro rispettabili alleanze e mutevoli rivalità. Ma sono inutili al cambiamento sociale, perchè utili principalmente alla visibilità di chi le vince. Se, poi, chiunque le vince, passa il suo tempo a spiegare che non può fare questo e nemmeno quello per via della burocrazia, della legge e del patto di stabilità, a che pro tante battaglie? Meglio le bottiglie.
Per gli altri, se non sei assessore, la sola prospettiva è l'attesa del prossimo turno. In fondo al pozzo, il rospo rischia di non capire che il cielo sembra largo solo perchè la sua vista è rimpicciolita dai bordi del pozzo. Fare politica potrebbe essere allargare lo sguardo, scegliere una specialità e impegnarvicisi.
Mario
Dellacqua
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