In questa sua ultima opera uscita dopo “PIGS: la crisi spiegata a tutti”, edito da “Derive e approdi”, il leader pinerolese di Rifondazione si propone di denunciare con un linguaggio sempre rigoroso, ma accessibile a tutti, come le spiegazioni circolanti sulle cause della crisi puntino a colpevolizzare le classi subalterne. Le condannano come un ceto vorace e irresponsabile verso l'economia perchè volgarmente interessate in questi decenni a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Dipingono il movimento sindacale come un apparato parassitario arroccato a protezione di privilegi corporativi e di nostalgie conservatrici nemiche della modernizzazione. Ma come, ancora la pensione? Ancora il mito del posto fisso? Ancora il servizio sanitario nazionale? Ancora i figli a scuola? Il poeta direbbe: “Via costà con li altri cani”, residui dell'Ottocento che non siete altro.
In questa luce, deve rimanere in ombra quello che hanno combinato i poteri multinazionali dell'industria e della speculazione. Anzi, il turbocapitalismo della finanza è preferibilmente assolto perchè risultato dell'evoluzione “naturale” dell'economia e dei mercati sempre considerati capaci di autoregolarsi e di far ripartire il ciclo della crescita tornando a un nuovo equilibrio nella riallocazione delle risorse.Invece – non si stanca di esortarci Ferrero - è dalla rivolta delle classi subalterne che può cominciare la lunga marcia per uscire dalla crisi, per riportare il capitalismo sotto il controllo della democrazia, per redistribuire la ricchezza, per lavorare meglio, meno e tutti, per riconvertire l'economia nel segno dell'ecologia: aspetto, quest'ultimo, decisivo nella partita sempre aperta per condannare o salvare l'umanità e sorprendentemente non contemplato dalla pur monumentale opera di Piketty.
Così robusto nella sua anticonformistica interpretazione della crisi, il libro di Paolo Ferrero non si preoccupa di affrontare invece l'atroce problema tra i nostri piedi della strumentazione politica necessaria ad attraversare la tormentata fase della desaparecida sinistra italiana. Essa è tuttora incapace di sopravvivere unita alla gagliarda proliferazione di divisioni fra governativi e antagonisti, puntuali come una febbre terzana. Invocando naturalmente l'unità e chiedendo agli altri gesti unilaterali di saggezza, “i nostri” continuano a farsi dispetti. Tirano per la giacchetta da una piazza all'altra, ciascuno inseguendo la sua Leopolda, ora Landini, ora Prodi, ora Tsipras, ora Iglesias. Prenotano simboli e spazi da occupare nelle istituzioni. Attivano codazzi in perenne fibrillazione competitiva. Come mai a nessuno viene in mente di farsi da parte unilateralmente per aprire una fase costituente e per scommettere sul protagonismo di un nuovo ceto politico? Anche questo è un libro da “scrivere” e da “fare”.
Mario Dellacqua
PAOLO FERRERO, La truffa del debito pubblico, Derive e Approdi, 2014.
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