«I casi sono due: o Grillo non coglie che
antifascismo e democrazia sono la stessa cosa, oppure vuole solo guadagnare
voti e quindi la sua scelta non è commendevole»: Carlo Smuraglia - sue queste
parole - Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, è uno dei
più tenaci pontieri che stanno cercando di traghettare nel prossimo futuro un
Paese dalle mille anime ma solidale attorno ad alcuni principi fondanti per tutti.
E l’antifascismo è, per diritto costituzionale tra
l’altro, uno di questi principi.
Il fatto è che il leader dei 5 Stelle si è in
questi giorni meritato l’attenzione allarmata dei democratici italiani, e non
solo, per un paio di scivoloni sventurati. Di cui il secondo «allestito» per
sdrammatizzare il primo.
In un video registrato davanti al Viminale, si
vede e si sente Grillo argomentare con i ragazzi di Casa Pound. Qualcuno gli
chiede se sia antifascista e lui risponde, pensandoci, «Non mi compete». E poi,
offre ospitalità a quei ragazzi nel suo movimento, ché tanto - afferma - si fa fatica
a distinguerli dai Cinque Stelle.
Il giorno dopo, sempre Grillo, assediato dalla
rabbia di molti dei suoi, tenta di correggere il tiro; precisa di non essere
fascista e di non avere simpatie per il fascismo, e tuttavia non cancella il
rifiuto dell’ombrello antifascista.
Così è andata, male. In quel rifiuto di Grillo,
alla testa di un movimento che si presenta orgogliosamente non ideologico, si
può leggere una interpretazione dell’antifascismo che sembra sconfinare
nell’ideologismo, da qui quella presa di distanze. Forse.
«Allora sarà il caso di mettere sotto accusa la
Costituzione, la nostra democrazia, la nostra quota di libertà. Perché la
Costituzione è antifascista nella sua concezione, la democrazia è figlia della liberazione
dal nazi-fascismo, la libertà relativa di cui godiamo ce l’hanno conquistata
gli alleati, antifascisti, e i partigiani. Non si può non cogliere come la
democrazia si sovrapponga nella nostra storia all’antifascismo, collimando
perfettamente. Vede, il fatto è che non si può che essere antifascisti se si
amano libertà e democrazia. Non se ne esce».
Converrà fare i conti con una realtà indesiderata
ma incontestabile: davanti alla platea nazionale, in tempo di elezioni, il capo
assoluto di un grande movimento rigetta l’ombrello dell’antifascismo...
«Purtroppo sì. Sta concorrendo per entrare in
Parlamento qualcuno che pensa e dice così. Qualcuno che si pone con forza al di
fuori di una concezione unitaria del nostro paese, al di là delle differenze
ideologiche e programmatiche, appunto». Un problema di memoria o, di nuovo, a
dispetto delle migliori intenzioni, ideologico?
«In questo Paese spesso si tenta di negare il
fascismo come esperienza terribile. Questo avviene anche indirettamente, per
esempio nei confronti di alcune festività che sembrano di rito solo a chi non
ne condivide il ruolo identitario, unificante, non ideologico. Ricordiamo di quando
si disse che del 25 Aprile si poteva fare a meno? Ecco che rendere
indiscutibile il 25 Aprile significa essere d’accordo che l’atrocità
dell’esperienza nazi-fascista non si ripeta. Ecco allora che rifiutare di
riconoscersi nell’antifascismo appare una scelta, questa sì, ideologica».
Sotto questa luce, cosa si vede del leader dei
Cinque Stelle?
«Non si riesce a definirlo compiutamente. Perché
alcuni suoi richiami sono corretti, condivisibili. Ma conta lo sfondo su cui si
manifestano. E quello sfondo racconta altro. Per esempio, si intravvede un
preoccupante rifiuto della politica al pari di un contatto problematico con la
democrazia ai cui principi non sembra ispirato quando risolve a colpi d’accetta
i problemi interni alla sua parte. E’ sui “fondamentali” che appare debole e
proprio questi contano più di una proposta programmatica».
Dobbiamo arrenderci alla frattura? Già Berlusconi
alla domanda se si sentiva antifascista aveva risposto che aveva altro a cui
pensare... «Nemmeno il governo tecnico ha pronunciato le parole che avremmo
voluto sentire. Un suo ministro ha provato a cancellare il 25 Aprile per
motivi, giurava, economici. Quale cultura promuove una pulsione contabile di
questo tipo?» Almeno non siamo soli: non c’è molta attenzione in Europa a quel
che sta accadendo in Ungheria e in altre realtà dove razzismo, totalitarismo,
antisemitismo cercano di riaffiorare e ci riescono...
«Due cose. Nei prossimi giorni, come ANPI
pubblicheremo un manifesto che richiama tutti i competitori elettorali alla
necessità di inaugurare un nuovo Parlamento senza pregiudicati ma ricco di
etica, di buona politica e saldamente ancorato all’antifascismo. Per quanto
riguarda l’Europa, e le sue disattenzioni, intendiamo promuovere incontri tra
antifascisti. Una Europa unita e qualificata, finalmente autorevole nel
confronto con banche e finanza, non può che passare da qui».
Intervista apparsa sull’Unità del 15 gennaio 2013, e curata dal giornalista Toni Jop, dove il Presidente nazionale dell’ANPI, nel commentare recenti dichiarazioni di Beppe Grillo, si esprime su antifascismo, Costituzione e democrazia.
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