giovedì 10 gennaio 2013

LA SCELTA CINICA DELL'AGENDA MONTI


La Stampa del 27 dicembre ci ha spiegato che secondo gli obiettivi fissati dall'agenda Monti si dovrà raggiungere il pareggio di bilancio fin dal 2013 e si dovrà ridurre lo stock del debito pubblico di un ventesimo all'anno dal 2015. La riduzione del carico fiscale su lavoro e imprese sarà perseguita mediante interventi sui grandi patrimoni e sui consumi di lusso. Come spiega anche Paolo Ferrero nel suo PIGS! La crisi spiegata a tutti (Edizione DeriveApprodi) a pag. 50, l'Unione Economica e Monetaria impone che tutti i paesi dell'eurozona in cui il rapporto debito/Pil superi il 60%, debbano rientrare in vent'anni nei parametri previsti. Vuol dire che in Italia, dove si sfiora il 120%, si dovrà rientrare del 3% l'anno. Fatti i conti si tratta di tagliare circa 900 miliardi di euro in vent'anni: all'incirca 45 miliardi l'anno di tagli alla spesa pubblica che si vanno ad aggiungere agli effetti dell'obbligo del pareggio di bilancio. Ferrero non manca di aggiungere che i 45 miliardi di tagli l'anno si sommeranno al pagamento degli interessi sul debito che oggi ammontano a circa 80 miliardi annuali(nel suo messaggio di fine d'anno, Napolitano ha parlato di 85 miliardi).

Un gruppo di parlamentari Pd (tra cui Stefano Ceccanti, Paolo Gentiloni, Enrico Morando, il napoletano Umberto Ranieri e la torinese Magda Negri) in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera del 29 dicembre, invitavano il segretario Bersani a interloquire con l'Agenda Monti da considerare un insieme di proposte ineludibili. Soprattutto, il Pd deve impegnarsi per mantenere il pareggio strutturale di bilancio e la riduzione del debito anche attraverso operazioni sul patrimonio pubblico. Queste sono scelte corrispondenti agli interessi nazionali e condizioni di ulteriore crescita della nostra credibilità in Europa”. Con l'anno nuovo Stefano Ceccanti e Umberto Ranieri lasciavano perdere il Pd e preferivano la scelta cinica con Monti per l'Italia. Lasciamo perdere.
Orbene, sull'Unità del 31 dicembre, il direttore Claudio Sardo afferma che l'agenda Monti è una buona trovata propagandistica”, ma non è mai esistitaperchè ribadire il rispetto degli impegni presi per acquisire fiducia in Europa e cercare così di spostare gli indirizzi generali dall'austerità alla crescita non è un programma politico. E' la precondizione di qualunque azione di governo”.
Tesi curiosa. Se l'agenda Monti non esiste, in nome del rigoreil governo Monti ha già fatto capire con la riforma dell'art.18 e con quella delle pensioni che intende riproporre le ricette sbagliateche anche secondo Sordo hanno bruciato lavoro, risorse, energie umane, competitività”. Come si possa invertire la tendenza approvando Fiscal compact e costituzionalizzazione del pareggio di bilancio resta un problema aperto di proporzioni gigantesche. Ridurre forzatamente il debito pubblico in eccedenza al ritmo di un ventesimo l'anno fino ad arrivare alla soglia del 60% del Pil comporta manovre da 45 miliardi l'anno. Lo segnala con toni allarmati anche Marco Mongiello a pagina 13 della medesima edizione dell'Unità. A ragion veduta, altri osservatori affermano che l'accoglimento di questi vincoli conferisce all'azione del governo Monti un profilo costituente, capace cioè di sottrarre per vent'anni al Parlamento e ai successivi governi ogni margine di residua autonomia.

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