Martedì
8 gennaio
all'angolo di via Roma 11 c'erano Desirée
Baffa,
Barbera
Oltre
Po
pavese,
Donato
Blonda,
Mario
Dellacqua,
Alessandro
Lambra,
Fabrizio
Piscitello,
Andrea
Testa
e
Mario
Vruna.
Non
tutti
i
presenti
erano
al
corrente
dell'intensa
e
frenetica
ragnatela
di
incontri
provinciali
e
nazionali
che
hanno
portato
al
varo
della
lista
di
“Rivoluzione civile” capeggiata da Antonio Ingroia. Qualcosa da televisione e dai giornali. Le impressioni qui riportate non possono
pretendere
di
orientare
la
direzione
di
marcia,
ma
chiedono
di
essere
rispettate
un
po'
perchè
derivano
da
convinzioni
precedenti,
un
po'
perchè
anche
ciò
che
arriva
dalla
periferia
può
costituire
un'indicazione
utile.
Segnaliamo
pertanto
– avanti
popolo
alla
rinfusa
– i
motivi
di
disagio
e
di
fiducia
che
convivono
nelle
nostre
osservazioni.
1)
La presenza del nome del candidato premier nel simbolo è il segno concretamente visibile che anche dalle nostre parti si è fatta strada la personalizzazione della politica, la ricerca del leader come via obbligata per l'accesso ai media: ciò è nocivo per ogni idea e progetto di riforma o di rivoluzione. L'idea che l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori medesimi o non sarà (1864) è un'idea vecchia ma purtroppo insormontabile. Sempre liberamente escogitabili le scorciatoie che allungano.
2)
Avremmo voluto un segnale di discontinuità e invece in proposito ci è arrivato il contrario. Alle candidature scelte dal basso con metodo radicalmente democratico (una testa un voto) si è sostituito il metodo della contrattazione fra gruppi dirigenti mediante amichevole misurazione dei rispettivi poteri di interdizione sul piano economico, politico, mediatico.
3)
Non ha molta credibilità la critica delle sordità impermeabili del sistema politico e l'affermazione del primato dei contenuti sugli schieramenti perchè l'inclusione dell'on. Di Pietro (Tav, Genova, gestione familistico-proprietaria del finanziamento pubblico) ne costituisce la clamorosa smentita. Insopportabile la spocchia disinvolta e saccente con cui l'on. Diliberto tratta oggi di qua e domani di là “il rientro dei comunisti” (cioè di sé medesimo
o
suo
delegato)
in
Parlamento.
4)
Rifondazione non partecipa alla lista Ingroia per generosità, per intima convinzione unitaria e neppure per maturata scelta di autoriforma interna (revisione critica dei suoi comportamenti e della sua oscillante strategia ora governativa ora antigovernativa con annesse scissioni a destra e a sinistra) ma perchè i sondaggi la danno alla frutta.
5)
La lista “Rivoluzione civile” è però l'opposizione
più
decisa
alle
politiche
liberiste
del
governo
Monti
che non
trovano
nell'alleanza
Pd-Sel un'adeguata
alternativa.
Siamo
stati
capaci
di
far
nascere
questa
creatura. E' il risultato del nostro curriculum
scolastico, dei nostri lavori, amori e rancori persistenti e duri a morire. Non possiamo abbandonare la
creatura perchè la sua salute è incerta. La sua salute sempre a rischio andrà curata con robuste iniezioni di democrazia, di umiltà, di spirito unitario e di rotture
(destinazione di parte del finanziamento pubblico a progetti di solidarietà
sociale e di cooperazione internazionale).
Non
sappiamo
più
che
farcene
di
una
sinistra
preoccupata
solo
di
sopravvivere grazie ad una rappresentanza parlamentare frantumata da lacerazioni a raffica, intransigente e inavvicinabile dalle aspirazioni delle classi subalterne.
6)
Condividiamo lo spirito che ha spinto Emilio Molinari a scrivere che non bisogna
brandire “le proprie convinzioni troppo spesso con inaccettabili insulti, per porre discriminanti: o è così o è un tradimento, o è così o non ci sto, o è così o non boicotto ma mi faccio da parte.
Temo d’aver percepito che questo ragionare abbia allontanato persone interessate, creato scontentezze invece di entusiasmi, allontanato compagni ed esperienze invece di caricare la molla dell’impegno e allargato le adesioni.
Anch’io avrei preferito un passo indietro dei segretari di partito, anzi, avrei voluto di più, avrei voluto che i partiti cogliessero l’occasione per rimettere in discussione sé stessi, facessero i conti con i loro paradigmi e i loro fallimenti ecc. Avrei voluto che Ingroia non occupasse tutta la scena e non parlasse solo di inchieste ma dei grandi problemi sociali.
Avrei voluto tante cose… ma la ragione principale per la quale ho sottoscritto l’appello è un’altra. È che penso si stiano chiudendo tutti gli spazi della politica. Che i movimenti oggi costruiscono la politica vera, ma hanno comunque bisogno di referenti istituzionali che tengano aperte le contraddizioni.
Che occorre fermare la monetizzazione dei beni comuni, mantenere viva l’idea di pubblico e di partecipazione e affrontare il nodo del lavoro senza dover inseguire l’improbabile crescita.
Perché il PD non è un argine al montismo, ma ne è la causa, e non lo può più essere nemmeno SEL. Perché la lista che vogliamo costruire aiuta tutto ciò che di sinistra sta ancora nel centro sinistra stesso e può avere un ruolo positivo anche sul Movimento 5 Stelle e tutto questo non è poco e sopratutto è utile al nostro paese”.
Temo d’aver percepito che questo ragionare abbia allontanato persone interessate, creato scontentezze invece di entusiasmi, allontanato compagni ed esperienze invece di caricare la molla dell’impegno e allargato le adesioni.
Anch’io avrei preferito un passo indietro dei segretari di partito, anzi, avrei voluto di più, avrei voluto che i partiti cogliessero l’occasione per rimettere in discussione sé stessi, facessero i conti con i loro paradigmi e i loro fallimenti ecc. Avrei voluto che Ingroia non occupasse tutta la scena e non parlasse solo di inchieste ma dei grandi problemi sociali.
Avrei voluto tante cose… ma la ragione principale per la quale ho sottoscritto l’appello è un’altra. È che penso si stiano chiudendo tutti gli spazi della politica. Che i movimenti oggi costruiscono la politica vera, ma hanno comunque bisogno di referenti istituzionali che tengano aperte le contraddizioni.
Che occorre fermare la monetizzazione dei beni comuni, mantenere viva l’idea di pubblico e di partecipazione e affrontare il nodo del lavoro senza dover inseguire l’improbabile crescita.
Perché il PD non è un argine al montismo, ma ne è la causa, e non lo può più essere nemmeno SEL. Perché la lista che vogliamo costruire aiuta tutto ciò che di sinistra sta ancora nel centro sinistra stesso e può avere un ruolo positivo anche sul Movimento 5 Stelle e tutto questo non è poco e sopratutto è utile al nostro paese”.
Cosa strana la vita, io che presi parte alla scissione del Pci Sez. Nonese, Io che proprio x l'adesione a Rifondazione lasciai il Mondo di none, Io che a None sono stato la seconda tessera di Rifondazione. Oggi proprio x le stesse ragioni contenute in questo testo scritto dallo scribacchino, io voterò Sel. si io voterò Sel, xke voglio governare... stanco di gridare mentre me lo ficcano nel sedere.
RispondiEliminaP. marino
Il voto utile tenta molti miei amici che la pensano come te e che hanno buone frecce al loro arco. Io rifletto sempre sul mancato profilo riformista delle precedenti esperienze di governo del centrosinistra e non penso che il loro magro bilancio possa essere imputato interamente all'opera destabilizzante di rifondazione: il prof. Ichino è stato sempre molto più ascoltato con le sue elaborazioni sulla flessibilità come via necessaria alla ripresa dell'occupazione. Comunque non perdiamoci di vista e facci sapere come la vedi. Ciao lo scribacchino tuttavia anarchico.
RispondiElimina