Resta
da chiedersi perchè a me sembri di non aver mai letto abbastanza di
guerra e nazifascismo. Un po' è la gratitudine che mi lega alla
generazione dei miei genitori, con i quali il dialogo è stato debole
e tardivo, a causa della mia arroganza giovanile. Un po' è la
devozione sempre respirata tra le pareti domestiche per i miei due
zii morti a vent'anni nei campi nazisti e in Russia. Nonni, zii,
genitori in Piemonte e suoceri in Calabria hanno dovuto attraversare
due guerre e il nazifascismo. Senza entusiasmarsi, senza volere, ma
soprattutto senza capire. Si sono rassegnati ad attraversare la
Grande Storia che li schiacciava cercando protezione nelle virtù
dell'obbedienza, della fatica e della paura.
E' a questa loro inadeguatezza anche mia che sento il
dovere di ribellarmi. Preferisco la denuncia pubblica e un po'
gigiona del mio tormento ai riti conformistici e maturi della moderna
pacificazione da più parti celebrati.
Mario Dellacqua
Mia mamma mi ha insegnato solo due canzoni: Piemontesina bella e Bella ciao. Però cos'era un partigiano non me l'ha mai spiegato. Immagino ci fosse del pudore e anche dell'incomprensione - ho scoperto, o meglio ho capito tardi che un suo fratello era stato fra i partigiani, in Francia, ma non ne abbiamo mai parlato, né con lei né con lui.
RispondiEliminaLa memoria riguarda il presente, non il passato: ricordiamo le cose che possono orientare il nostro futuro. E un'idea di futuro, un'idea qualsiasi, è forse quello che più ci manca, in tempi come questi. Ricordare è un modo per farsene una, di idea.
Massimo Bonifazio