Diverse
cose
interessanti
alla
presentazione
della
mostra
“Don
Milani
da
Barbiana
a
None”
preparata
dall'amministrazione
comunale
nella
mattinata
del
31 marzo
alla
Biblioteca
civica.
Agostino Burberi, ex allievo di don Lorenzo e vice presidente della fondazione
don Milani è stato presentato dal vicesindaco Stefano Rizzo, che del prete di
Barbiana ha ricordato il motto “I care”,
(mi importa, mi interesso degli altri, mi sta a cuore): contrapposto al detto
fascista “Me ne frego” quello slogan di don Milani ha guidato nelle avventure
della politicizzazione i giovani degli anni Sessanta e Settanta.
Per parte sua,
il Sindaco Maria Luisa Simeone ha evidenziato il contributo dato da don Milani
al diritto all'istruzione per più di mezzo Novecento riservato ai figli delle
classi dirigenti per emarginare invece contadini, operai, disoccupati.
Agostino Burberi ha raccontato il suo
incontro con Don Milani come allievo nella scuola di Barbiana, ma ha raccontato
anche come gli insegnamenti di questo prete strappato ai privilegi di una tranquilla
vita borghese e da una vocazione tardiva (e dunque ancor più solidamente
motivata) abbiano inciso nella successiva formazione etica, politica e
religiosa della sua personalità. “E' la
parola che fa eguali”, “l'obbedienza
non è più una virtù”: sono stati alcuni dei temi discussi insieme con
l'impulso dato dell'opera di don Milani ai sommovimenti che dalla metà degli
anni Sessanta hanno scosso la scuola, la fabbrica e la società italiana.
La scuola di Barbiana fu esemplare. Ma
non era un modello trasferibile perchè era una scuola a tempo pieno di
dieci-dodici ore in cui la piccola comunità di allievi sapeva cogliere in ogni
osservazione della vita quotidiana (anche le stelle nel cielo) il pretesto per
una ricerca e per un progresso dell'apprendimento collettivo. Esemplare ma non
trasferibile, eppure contagiosa: da lì ha cominciato a camminare nel movimento
sindacale l'idea che gli operai devono istruirsi e aggiornarsi continuamente se
vogliono avanzare in professionalità e libertà. Di lì sono nate le 150 ore che
hanno portato a scuola i metalmeccanici e che hanno portato ad un celebre
dialogo fra il Presidente di Federmeccanica Walter Mandelli e il leader della
Fim-Cisl Franco Bentivogli. Mandelli durante la trattativa per il rinnovo
contrattuale, ad un certo punto si spazientì e chiese a Bentivogli se voleva che
con le 150 ore le imprese pagassero i corsi perchè gli operai imparassero a
suonare il clavicembalo. Bello come il sole, Bentivogli rispose: perchè no?
Quel dialogo sancì una svolta: gli operai avevano conquistato il diritto di
mandare i loro figli a scuola e ora avevano capito che erano loro a dover
tornare a scuola.
Il dibattito successivo è stato acceso
e amichevole. Secondo il prof. Aldo Sandullo, il messaggio di don Milani è
stato travisato e deformato nella pratica del sei politico e dell'uguaglianza a
copertura ideologica del disimpegno. Ezio Pennano ha sottolineato il don Milani
che, attraverso il rifiuto dell'obbedienza come virtù, ha vibrato il primo
colpo alla critica degli eserciti e alla denuncia delle spese militari: la
vicenda dei cacciabombardieri che costano oggi un giro di 20 miliardi sono
un'offesa ai lavoratori, ai pensionati e ai precari che meriterebbe una
ribellione popolare. Gianmichele Scotta, con la sua esperienza di catechista,
ha detto che l'obbedienza non è una virtù quando è cieca, ma nella scuola e in
famiglia occorre radicare il rispetto delle regole e degli altri a fondamento
di ogni percorso educativo. Chi scrive si è chiesto come mai grandi preti come
Lorenzo Milani, Primo Mazzolari e Zeno Saltini siano stati ieri fieramente
avversati dalla gerarchia e oggi disinvoltamente recuperati dalla stessa
gerarchia. A chi poi mandare oggi una lettera sulla scuola? Il bersaglio
polemico sono ancora oggi i professori da omaggiare con il cappello in mano o
certi genitori che vogliono restituite le carte e i telefonini sequestrati in
classe ai loro figli? Domenico Demuro dice di stare attenti a non generalizzare
perchè la ragione non sta sempre dalla stessa parte e non è vero che tutti gli
altri sono corrotti, disonesti, fannulloni e incompetenti e solo noi siamo
preparati, incorruttibili e laboriosi. Questo, più dei cattivi esempi, è il
vero degrado etico che ci minaccia, aveva detto prima di lui Agostino Burberi.
Una mattinata proficua. Peccato che,
se si eccettuano Sindaco e ViceSindaco, tutti gli altri assessori e consiglieri
di maggioranza o minoranza siano stati assenti. Evidentemente loro malincuore,
“per impegni precedentemente contratti”. Ma anche il mondo della scuola
sonnecchia...
Mario Dellacqua
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