domenica 1 aprile 2012

DON LORENZO MILANI DI NUOVO A NONE


Diverse cose interessanti alla presentazione della mostra “Don Milani da Barbiana a None” preparata dall'amministrazione comunale nella mattinata del 31 marzo alla Biblioteca civica. Agostino Burberi, ex allievo di don Lorenzo e vice presidente della fondazione don Milani è stato presentato dal vicesindaco Stefano Rizzo, che del prete di Barbiana ha ricordato il motto “I care”, (mi importa, mi interesso degli altri, mi sta a cuore): contrapposto al detto fascista “Me ne frego” quello slogan di don Milani ha guidato nelle avventure della politicizzazione i giovani degli anni Sessanta e Settanta.
Per parte sua, il Sindaco Maria Luisa Simeone ha evidenziato il contributo dato da don Milani al diritto all'istruzione per più di mezzo Novecento riservato ai figli delle classi dirigenti per emarginare invece contadini, operai, disoccupati.
Agostino Burberi ha raccontato il suo incontro con Don Milani come allievo nella scuola di Barbiana, ma ha raccontato anche come gli insegnamenti di questo prete strappato ai privilegi di una tranquilla vita borghese e da una vocazione tardiva (e dunque ancor più solidamente motivata) abbiano inciso nella successiva formazione etica, politica e religiosa della sua personalità. “E' la parola che fa eguali”, “l'obbedienza non è più una virtù”: sono stati alcuni dei temi discussi insieme con l'impulso dato dell'opera di don Milani ai sommovimenti che dalla metà degli anni Sessanta hanno scosso la scuola, la fabbrica e la società italiana.
La scuola di Barbiana fu esemplare. Ma non era un modello trasferibile perchè era una scuola a tempo pieno di dieci-dodici ore in cui la piccola comunità di allievi sapeva cogliere in ogni osservazione della vita quotidiana (anche le stelle nel cielo) il pretesto per una ricerca e per un progresso dell'apprendimento collettivo. Esemplare ma non trasferibile, eppure contagiosa: da lì ha cominciato a camminare nel movimento sindacale l'idea che gli operai devono istruirsi e aggiornarsi continuamente se vogliono avanzare in professionalità e libertà. Di lì sono nate le 150 ore che hanno portato a scuola i metalmeccanici e che hanno portato ad un celebre dialogo fra il Presidente di Federmeccanica Walter Mandelli e il leader della Fim-Cisl Franco Bentivogli. Mandelli durante la trattativa per il rinnovo contrattuale, ad un certo punto si spazientì e chiese a Bentivogli se voleva che con le 150 ore le imprese pagassero i corsi perchè gli operai imparassero a suonare il clavicembalo. Bello come il sole, Bentivogli rispose: perchè no? Quel dialogo sancì una svolta: gli operai avevano conquistato il diritto di mandare i loro figli a scuola e ora avevano capito che erano loro a dover tornare a scuola.
Il dibattito successivo è stato acceso e amichevole. Secondo il prof. Aldo Sandullo, il messaggio di don Milani è stato travisato e deformato nella pratica del sei politico e dell'uguaglianza a copertura ideologica del disimpegno. Ezio Pennano ha sottolineato il don Milani che, attraverso il rifiuto dell'obbedienza come virtù, ha vibrato il primo colpo alla critica degli eserciti e alla denuncia delle spese militari: la vicenda dei cacciabombardieri che costano oggi un giro di 20 miliardi sono un'offesa ai lavoratori, ai pensionati e ai precari che meriterebbe una ribellione popolare. Gianmichele Scotta, con la sua esperienza di catechista, ha detto che l'obbedienza non è una virtù quando è cieca, ma nella scuola e in famiglia occorre radicare il rispetto delle regole e degli altri a fondamento di ogni percorso educativo. Chi scrive si è chiesto come mai grandi preti come Lorenzo Milani, Primo Mazzolari e Zeno Saltini siano stati ieri fieramente avversati dalla gerarchia e oggi disinvoltamente recuperati dalla stessa gerarchia. A chi poi mandare oggi una lettera sulla scuola? Il bersaglio polemico sono ancora oggi i professori da omaggiare con il cappello in mano o certi genitori che vogliono restituite le carte e i telefonini sequestrati in classe ai loro figli? Domenico Demuro dice di stare attenti a non generalizzare perchè la ragione non sta sempre dalla stessa parte e non è vero che tutti gli altri sono corrotti, disonesti, fannulloni e incompetenti e solo noi siamo preparati, incorruttibili e laboriosi. Questo, più dei cattivi esempi, è il vero degrado etico che ci minaccia, aveva detto prima di lui Agostino Burberi.
Una mattinata proficua. Peccato che, se si eccettuano Sindaco e ViceSindaco, tutti gli altri assessori e consiglieri di maggioranza o minoranza siano stati assenti. Evidentemente loro malincuore, “per impegni precedentemente contratti”. Ma anche il mondo della scuola sonnecchia...

Mario Dellacqua

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