Dal ghetto
di Varsavia alla Continassa?
Roberto Cerchio presidente ANPI None |
Varsavia,
gennaio 1943: insorti
del ghetto
ebraico si
oppongono in armi
alle operazioni
di deportazione
della popolazione
ivi residente.La
tragica battaglia
finale avrà
luogo tra
l'aprile
e il
maggio dello stesso
anno e
porterà alla
completa distruzione
del ghetto
e allo sterminio
di tutti
i suoi
abitanti da
parte delle
forze armate tedesche.
La partecipazione
emotiva (se
non attiva)
alla strenua resistenza
degli insorti,
da parte
della popolazione
polacca non ebraica
risulta, tanto
per usare
un eufemismo,
scarsa.
"Nel
comportamento della
gente di
Varsavia nei
confronti del
ghetto –scrive
Milosz, premio
nobel polacco
per la
letteratura del
1980– c’è stato
odio, commiserazione,
vergogna, antisemitismo.
Ma su
tutto ha troneggiato
una sventata
indifferenza. Quelle
giostre piene
di gente sorridente
che volteggiava
nel fumo
del ghetto
in fiamme
lì accanto, non
erano la dimostrazione di
alcun antisemitismo,
erano la
completa indifferenza
verso il
destino dei
propri vicini"
(C. Milosz,
Elegia, in
"Polityka", 27
giugno 1987)
Forse
è esagerato
mettere in
relazione lo
sterminio degli
ebrei polacchi
ed alcuni
(relativamente) recenti
fatti di
cronaca nera
di casa
nostra ma
quello che
è certo
è che,
ancora oggi,
in un'altra Europa
(e un'altra
Italia) rispetto
a quella
degli anni
quaranta del novecento,
il seme
dell'indifferenza
(e quello
dell'intolleranza)finisce
per trovare,
almeno qua
e là,
terreno fertile.
Rosarno
(Reggio Calabria),
gennaio 2010: E'
battaglia tra
cittadini e immigrati.
Sprangate, colpi
di pistola,
botte. Alcuni
extracomunitari vengono
feriti alle
gambe con
dei fucili
a pallini,
altri vengono colpiti
con spranghe
e bastoni.
Altri, infine,
sono vengono
investiti da
auto guidate
da cittadini
italiani in
prossimità dei
posti di blocco
attuati dagli
abitanti del
posto. Comincia
la "fuga"
degli immigrati
africani, presenti
in massa
a Rosarno
fino a
pochi giorni prima
per lavorare
negli uliveti
e negli
agrumeti della
piana di
Gioia Tauro.
C'è
sicuramente l'ombra
della 'ndrangheta
sugli scontri
ma la solidarietà
della popolazione
locale si
dimostra, tanto
per usare
un eufemismo,
scarsa.
Torino,
dicembre 2011: un
vero e
proprio pogrom
ha come
obiettivo gli abitanti
del campo
nomadi della
Continassa. Sulla
base di un'accusa
di stupro
ai danni
di una
ragazza italiana,
che a
breve si rivelerà
falsa, le
misere abitazioni
delle famiglie
lì accampate vengono
date alle
fiamme al
grido di
"Ripuliamo la
Continassa".
La solidarietà
del resto
della cittadinanza
si rivela,
tanto per
usare un eufemismo,
scarsa.
Ancora oggi resistere implica combattere, prima di tutto, contro l'indifferenza che alberga in noi e nei nostri simili.
Roberto
Cerchio
Presidente
dell'ANPI nonese - sezione “Michele Ghio”
(intervento
introduttivo al pomeriggio del 25 aprile 2012)
Anche quest'anno il nostro 25 aprile è stato molto bello, compresi gli incidenti, e per me molto gratificante e balsamico.
RispondiEliminaRingrazio tutti e chiedo scusa per la condizione di agitazione preventiva e talora risentita nella quale mi sono trovato.
Per il futuro vorrei che crescesse sempre il clima di comprensione reciproca e di fraternità.
Per le occasioni future dovremmo essere più attenti e più rigorosi quando stabiliamo chi fa cosa e quando e perchè e dove. Ciao a tutti Mario