Con
l'accordo
del
7 luglio
2009, Direzione
aziendale,
Fim,
Fiom,
Uilm,
Ministero
dello
Sviluppo
Economico
e
Regione
Piemonte
si
impegnavano
a
mantenere
aperto
lo
stabilimento
di
None
e
confermavano
la
“missione
produttiva”
degli
stabilimenti
di
Brembate
di
Sopra
(Bergamo),
Refrontolo
(Treviso),
Teverola
(Caserta),
Comunanza
(Ascoli
Piceno)
e
Fabriano (Ancona).
L'accordo
prevedeva
la
riqualificazione
professionale,
una
ricollocazione
lavorativa
per
gli
eccedenti,
progetti
del
Ministero
e
della
Regione
Piemonte
per
rilanciare
parte
dell'area
industriale
dell'Indesit
di
None.
Di
quell'accordo
si
è
applicata
rigorosamente
solo
la
parte
che
riguarda
la
cassa
integrazione
e
gli
incentivi
alla
mobilità:
di
altri posti di lavoro e
di reindustrializzazione
neanche
l'ombra.
Solo un
lento
declino
fino
all'annuncio
dell'imminente
chiusura.
Quell'accordo
non
ha salvato
l'Indesit,
ma
ne
ha avviato
la
liquidazione,
proseguita
a dicembre 2010 con
la
chiusura
a
Refrontolo
e
a
Brembate
di
Sopra.
Ora è la volta di None. Tutta
la
produzione
di
lavastoviglie
è
stata
gradualmente
trasferita
a
Radomsko
in
Polonia.
Dove
i
salari
sono
più
bassi.
Dove le
agevolazioni
statali
del
governo
polacco
e
i
contributi
comunitari
sono
più
vantaggiosi.
NON
È
ACCETTABILE
CHE
QUESTA
AZIENDA,
CHE
HA
RICEVUTO
TANTI
AIUTI
DALLO
STATO,
GETTI
VIA
I
LAVORATORI
COME
LIMONI
SPREMUTI.
Al
Parlamento europeo,
Rifondazione comunista ha chiesto in un'interrogazione senza fortuna
se sia legittimo vincolare aiuti comunitari e aiuti pubblici allo
sviluppo unilaterale di un solo sito a danno degli altri siti della
medesima azienda beneficiaria.
Alla
Regione Piemonte,
Rifondazione comunista ha presentato una proposta di legge contro le
delocalizzazioni per obbligare le imprese che ricevono incentivi
dallo Stato a mantenere le produzioni nei nostri stabilimenti. La
proposta è stata ignorata dal centrodestra e derisa dal
centrosinistra. La Lega, sempre pronta a dire “prima
i nostri” ha fatto
finta di niente. Idem per la proposta presentata al Parlamento
italiano nel 2007.
La
soluzione non è la guerra tra poveri: italiani contro polacchi,
lavoratori del Nord contro lavoratori del sud, nonesi contro
bergamaschi, trevisani o casertani. Tra il 2008 e il 2011 i giovani
occupati tra i 15 e i 34 anni sono UN MILIONE IN MENO. Ci rendiamo
conto?
L'alternativa
sta nella redistribuzione del lavoro esistente fra tutti attraverso
contratti di solidarietà che destinino una quota di riduzione
dell'orario alla continua formazione professionale. Sta in una
strategia di solidarietà tra i lavoratori di tutti i paesi.
L'alternativa
sta
nella
redistribuzione
della
ricchezza
a
favore
dei
redditi
più
bassi,
basta
privilegi
dei
parlamentari
e
dei
manager,
riduzione
delle
spese
militari,
riconversione
ecologica
dell'economia,
lotta
alle
delocalizzazioni
selvagge,
alle
disuguaglianze
e
alle
evasioni
fiscali,
tetto
di
5mila
euro
mensili
per
tutti
gli
stipendi
e
tutte
le
pensioni,
minimo
di
mille
euro
mensili
per
tutti
gli
stipendi
e
tutte
le
pensioni.
L'alternativa
c'è,
ma
non
senza
lotte.
Il
Circolo
nonese
di
Rifondazione
comunista
“Teresa
Noce”
LIBERO
CHI
LEGGE
Nessun commento:
Posta un commento