Il fiato mozzato da un lungo
flash back ti tiene avvinghiato alla pagina in attesa di scoprire le
circostanze misteriose della morte della madre del protagonista. E non respiri.
Ti senti sottilmente condannato a ripercorrere con lui le tappe di un
estenuante romanzo di apprendimento, tutto giocato nella lotta contro la grande
rimozione che avevi schierato (Chi? Lui? Sì. No. Anch'io) a difesa della tua
fragilità e nel tentativo di sfuggire alla “cognizione
del dolore”, il regalo amaro ma liberatorio di ogni appuntamento con la
maturità. In attesa del prossimo tornante, beninteso. La perdita della madre,
mi insegnò per consolarmi Francesca Spano poco prima di lasciarci a sua volta,
non è “un” momento della vita. E' “il” momento decisivo della vita.
Ma, “all'apparir del vero”, il protagonista non cade, anzi impara a
camminare a schiena dritta e con i piedi per terra, senza tuttavia smettere di
guardare in cielo. Lascia addirittura intendere una sua riconciliazione con le
utopie, disdegnate quando era un giovane e pragmatico liberaldemocratico che
preferiva girare alla larga. Non confida nel Generale Tempo per vincere
battaglie che ha deciso di non affrontare. (Bella questa, no? Non è mia, è di
Marco Follini sul “Sole 24 ore” del
12 aprile scorso).
Alla fine, Gramellini trova,
ma non smette di cercare. In mano ha una sua chiave che gli spalanca le porte
per combattere le nuove prove della vita. Questo grimaldello amico e potente,
questo insospettabile filo da torcere, è il disarmo unilaterale del perdono
conquistato al termine della guerra più difficile contro il debole e il
prepotente che è in noi. Una guerra combattuta con il linguaggio famigliare del
bar e dei corridoi del liceo, della cucina e dell'ufficio. Tutto è però
strappato alla mediocrità dei luoghi comuni. Tutto conserva la capacità di
illuminare l'innocenza stupefatta del bambino e la affianca con garbo al filtro
riflessivo dell'adulto nella Torino del Toro, di Superga, di Pulici, della
Resistenza alla Spa e del tango alla Pagoda con l'avvocato Agnelli. “Tipico suo”.
Mario Dellacqua
M. GRAMELLINI, Fai bei sogni, Longanesi, euro 14,90.
L'ho letto anche io, tutto di un fiato, approfittando dei tempi morti in un viaggio.
RispondiEliminaSarà forse per un fatto generazionale o forse perchè traspare di fondo un retroterra di "torinesità" che mi fa sentire a casa (anche se non sono tifoso del Toro...), mi riconosco spesso negli scritti e negli interventi di Massimo Gramellini.
Penso che questa sia comunque una bella lettura, che mi va di consigliare soprattutto ai giovani in cerca di un loro percorso di senso nella sofferenza e nella lotta che accompagna tutti i percorsi di crescita.
Giuseppe