A volte la disperazione ti
mette sul viso la maschera dell'orgoglio intransigente e tra le mani l'arma
della prepotenza per guidarti persino all'assalto dell'evidenza. La fedeltà
religiosa al capo e al mito ti spronano a combattere sulla trincea della grande
rimozione. Oggi deve pagare chi ha sbagliato, non importa il suo cognome.
Domani è una macchinazione di Roma farabutta per fare fuori l'unica opposizione
che difendeva le pensioni. Un'altra volta si dice che, dimettendosi, il capo ha
dato prova di dignità e di amore per la Lega, sua creatura. E vai con la
papagiovannificazione del leader da parte di uno stuolo di adoratori di ampolle
e di croci celtiche.
Anche noi comunisti per
lungo tempo cantavamo che “un compagno
non può averlo fatto”. Poi abbiamo scoperto che invece l'aveva fatto con le
mani corrotte dal denaro o dalla violenza armata. Chi ha voluto, ne è uscito –
si fa per dire – maturando la
consapevolezza che non ci può salvare la petulante reclamizzazione di una
presunta diversità etica o genetica. Solo il rifiuto della delega e la
quotidiana partecipazione democratica possono combattere le malattie periodiche
della corruzione, le scorciatoie della violenza “giusta”, le performance entusiasmanti del leader in
cui riporre una fiducia tradita a cicli fissi.
“Sono deluso”. Lo scoramento che affligge il mio amico leghista è il sentimento più
onesto e più promettente. Lui ci credeva. Ci contava. Si fidava. Forse ne
uscirà ritirandosi nel rancore. Ma forse potrà principiare un cammino
accidentato di liberazione e di evoluzione democratica della Lega. Forse ne
verrà un contributo utile alla dialettica politica oggi immiserita dalla
ferocia della lotta di tutti contro tutti non per cambiare il paese, ma per
occupare il potere senza troppi grilli per la testa contro le disuguaglianze
all'origine della crisi.
Federalismo come secessione
e abbandono del Mezzogiorno al suo destino o come responsabilizzazione nelle
spese di tutti gli enti locali? Immigrazione come problema di legalità,
cooperazione e umanità o come puntuale respingimento in fondo al mare di ogni
straniero? Critica della burocrazia e del fisco per redistribuire la ricchezza
o per legittimare il privilegio dell'illegalità e dell'evasione? Lavoro
autonomo alleato del lavoro dipendente o della Confindustria nell'unica lotta
che sa fare per risparmiare i costi della manodopera? E via domandando.
La crisi della Lega parla
anche alle sinistre. Le cose vanno male non perchè ci manca un leader ma perchè
ci ostiniamo a cercarlo in tv. Le cose non vanno male per colpa dei mass media
che, in mano altrui, rimbecilliscono l'altra metà degli italiani colpevole di
non pensarla come noi. Non abbiamo solo ceduto all'idea che la mano invisibile
del mercato sa autoregolarsi e va lasciata libera di guidarci verso il progresso.
Ci siamo stancati e illusi che l'alternativa sia alla nostra portata, ma solo
dall'alto e attesa per via elettorale.
Le previsioni dell'oroscopo
sono sempre allettanti, ma ogni anno ricevono smentite secche e regolari. Lunga
vita al manifesto, non agli autoinganni.
Mario Dellacqua
Ciao Mario, nei confronti della Lega sei troppo buono: per me resta la parte più retriva della destra italiana.
RispondiEliminaA presto risentirci e rivederci
Armando
Come giustamente sottolinei tu Mario, la delusione, lo scoramento dei sostenitori “genuini” della Lega che credevano che i propri paladini fossero diversi, che avrebbero combattuto la plutocrazia (come affermava Bossi in uno dei primi discorsi) può essere considerato un sentimento positivo. Mi chiedo, però, se ci si possa aspettare una riflessione autocritica da chi non si è reso conto che dopo 20 anni, dei quali circa 15 passati al governo (3 con il centro sinistra), i proclami che stanno alla base dell’ideologia di questo pensiero politico appartenevano ad una strategia propagandistica e, a mio modesto parere, neanche chi li proponeva li perseguiva per sua convinzione personale.
RispondiEliminaInfine, per quanto riguarda la teoria del complotto romano (secondo me milanese), sinceramente mi risulta un po’ strano che la questione sia esplosa proprio nel momento in cui si palesava la rottura tra Lega e PDL in vista delle prossime amministrative.
Un abbraccio
Giuseppe Migliore
«Tra noi, il Polo è chiamato il partito del mafioso. Nessun accordo col partito continuatore di Craxi. No, nessun accordo con la sinistra che è il partito dei ladri. I veri ladri e i veri farabutti sono gli eredi del Pci e della Dc »"
RispondiEliminaUmberto Bossi, 8 giugno 1998. Da "Avvenire" 4 aprile 2012.
Hanno espulso Rosy Mauro. Un mio amico, non so se leghista, ha detto che quella lì non gli è mai piaciuta. "A smia 'na singria". Se pulizia comincia così, i vecchi pregiudizi tornano da dove non erano mai andati via. E la Lega resta quel che è sempre stata.
RispondiEliminaMario Dellacqua
Bisogna riconoscere che il caso Lusi, che riguarda la Margherita, non è meno grave dello scandalo Lega e meriterebbe una manifestazione di scope anche nel Pd. Della quale non si vede traccia e avvisaglia. "Oltre ai 13,5 milioni di euro individuati dalla Procura (e che Lusi avrebbe speso per l'acquisto di immobili o appoggiato sui conti correnti, in buona parte sequestrati dai magistrati), altrettanti sono spuntati fuori ieri dall'esame condotto dalla società di consulenza Kpmg sulla contabilità della Margherita nel decennio compreso fra il 2001 e il 2011". Viaggi per un totale di 228mila euro, 15mila euro per l'affitto di un aereo taxi per Londra, 69 mila euro di rimborso per benzina di 47mila km. di una Lancia Thesis. Traggo queste notizie da "Avvenire" del 13 aprile che purtroppo è un giornale di parte. Anche qui "gli altri" non sapevano e dobbiamo sentire in tv a Otto e Mezzo Rosy Bindi sbracciarsi per dichiarare che lei non era dirigente, era una semplice parlamentare, non era tesoriere. Ma l'ipotesi è ancora più grave. Siamo nella repubblica governata dal dottor Insaputa. Che Allah il misericordioso li perdoni. Io non so ancora. Ci devo pensare.
RispondiEliminaMario Dellacqua