Un impianto per la produzione di biogas a poche centinaia di metri dalle villette di Pavone e dai quartieri residenziali di Bellavista e San Bernardo di Ivrea. L’ipotesi, più che concreta, potrebbe diventare realtà già nelle prossime settimane.
Il primo cittadino sta cercando rapidamente una soluzione alternativa. «Gli Anselmo dovrebbero accettare di ripensare al loro progetto».
Appare improbabile che la Provincia di Torino possa opporre un “no” alla richiesta, presentata dalla Cooperativa agricola Verde Canavese, di realizzare un impianto per la produzione di biogas nelle campagne antistanti via Dietro Castello.
«La legislazione regionale - spiega Ronco, l'assessore provinciale all'Ambiente - è un’autostrada senza caselli per questo tipo di attività”. Sul piano politico, però, Ronco promette che cercherà fino all’ultimo minuto una mediazione tra la popolazione e gli allevatori che hanno presentato il progetto. «Reputo paradossale che un impianto di questo genere possa sorgere all’interno di una piccola comunità come quella di Pavone, scontrandosi con la sensibilità di chi ci abita e degli amministratori comunali. Insomma, è come comprare una casa e litigare subito con i vicini. In questo modo penso che abbia poco senso cominciare un’attività imprenditoriale con queste premesse».
Sia il comitato Nobiogaspavone che il sindaco, Maria Aprile, hanno evidenziato in conferenza dei servizi la vicinanza tra l’area interessata e le case. Le prime abitazioni, infatti, distano duecento metri in linea d’aria, e nel raggio di 500 metri ci sono i quartieri residenziali Bellavista e San Bernardo (Ivrea), nonchè i cantoni Scarione e Paciotto. I proprietari delle case temono un deprezzamento delle loro proprietà. Inoltre, c’è un problema di viabilità, perché per alimentare l’impianto sono previsti fino a 32 viaggi al giorno su strade con una larghezza che va dai 6 ai 3,30 metri.
«Se il progetto rispetta la normativa, non vedo per quali ragioni l’istruttoria possa essere bloccata - conclude l’assessore - Io non posso esimermi da una valutazione politica e dal tentativo di trovare una mediazione. Lo ripeto: un impianto che nasce con l’opposizione dei vicini di casa nasce sotto una cattiva stella. Ci sono ancora margini per trovare una mediazione e venire incontro, almeno in parte, alle richieste della popolazione che mi rendo conto ha le sue ottime ragioni per protestare».
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(su segnalazione di Mario Ruggieri)
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