Su "Repubblica" del 28 luglio 2011, Carlo Petrini, il leader di Slow
Food, capisce la condizione di molti agricoltori che, stremati dalla
crisi generalizzata del settore, si trasformano in produttori di
energia, smettendo di fare cibo "per diventare operai del settore
energia, altro che contadini". Petrini però aggiunge altre consistenti
preoccupazioni: "la monocoltura intensiva del mais è deleteria per i
terreni, perché deve fare largo uso di concimi chimici e consuma
tantissima acqua, prelevata da falde acquifere sempre più povere e
inquinate. Senza rotazioni sui terreni si compromette la loro
fertilità e si favorisce la diffusione di parassiti come la
diabrotica, da eliminare con un'ulteriore aggiunta di antiparassitari.
Se il mais non è per uso alimentare, poi, sarà più facile mettere due
dosi di tutto invece di una, senza farsi tanti scrupoli".
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