“Milano - Il 27 gennaio 1945, vengono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Un anno prima, il 31 gennaio 1944, Arpad Weisz, si arrende alla finale di orrore che la vita gli ha riservato. Ad Auschwitz muore, è l’ombra di quello che è stato, i suoi due bambini, Clara e Roberto, e sua moglie Elena sono già stati uccisi dalla follia nazista. Lui è l’allenatore con cui l’Inter, allora Ambrosiana, ha vinto il primo campionato a girone unico della storia, nel 1929-30, e con il Bologna ha poi conquistato due scudetti, nel 1935- 36 e nel 1936-37, e il trofeo dell’Expo a Parigi. La vita di Arpad Weisz è la storia di un ungherese brillante, nato a Solt, il 16 aprile 1896, ebreo, buon calciatore e ottimo allenatore, un precursore nell’attenzione scientifica che mette nella sua professione. Viaggia molto, vince molto. Scopre lui Giuseppe Meazza, lo fa debuttare adolescente all’Inter in Coppa Viola a Como.
Nel ‘38, la famiglia Weisz deve andarsene dall’Italia, il fascismo ha messo in vigore le leggi razziste. Si trasferisce a Parigi, ma neppure qui si sente al sicuro. Meglio l’Olanda. L’ultima tappa della sua carriera è Dordrecht, 50.000 abitanti e una squadra che è oggettivamente un passo indietro, ma ormai la sua è una carriera già in fuga dal nazismo. Da qui, per i Weisz ci sarà solo l’ultimo viaggio verso Auschwitz. F.C. Internazionale Milano e Bologna F.C., insieme, ricordano Weisz, soprattutto non dimenticano. Milano, 17 febbraio 2012”.“Lo sport è un importante strumento, anche in termine di mezzi di comunicazione, per divulgare messaggi positivi e di coesione sociale, specialmente ai più giovani - ha commentato il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alle politiche under 18 Riccardo Hofmann - Quella di Weisz è un’importante storia di sport che permette di guardare oltre, per arrivare a conoscere la storia di un grande uomo e la sua tragica fine”.
Rossella Tercatin
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