PREMESSE
Il ricorso alle Fonti di Energia Rinnovabile è una strada obbligata se vogliamo tenere conto dell’inquinamento derivante dall’utilizzo di fonti di energia di origine fossile (carbone, petrolio e gas) e del fatto che le fonti fossili sono destinate ad esaurirsi. Nello spirito della “DIRETTIVA 2009/28/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”, che fissa il cosiddetto “obiettivo 20 20 20”, in Emilia Romagna, come nel resto d’Europa, la costruzione d’impianti per la produzione di energia rinnovabile è stata favorita da incentivi. Purtroppo, si sono manifestati anche problemi. Innanzi tutto, la costruzione di nuove centrali è stata autorizzata in assenza di una programmazione che tenesse conto della sostenibilità di queste centrali, ed in particolare della disponibilità locale di biomasse idonee alla loro alimentazione. Si rende quindi necessaria la presenza di Piani Energetici Locali (comunali, sovracomunali, provinciali), che consentano di tenere conto della produzione e del consumo di energia a livello locale e delle conseguenti emissioni, e delle fonti disponibili.
Questo darebbe la possibilità di pianificare in modo razionale la presenza degli impianti ed evitare il loro cumulo disordinato. Inoltre, la creazione di percorsi semplificati per il rilascio delle autorizzazioni, la disponibilità di incentivi attraenti, e la mancanza di regole chiare che diano la possibilità a sindaci e province di intervenire per bloccare l’attività di centrali che causano gravi disagi ai cittadini, da una parte ha avviato una corsa alle energie rinnovabili che ha visto l’ingresso anche di imprenditori e progetti, completamente disattenti all’ambiente e al benessere delle comunità in cui operano, dall’altra non ha messo a disposizione degli amministratori locali mezzi atti a prevenire e/o reprimere abusi. Nel caso del biogas, bisogna anche tenere in considerazione problemi specifici di questo settore, che conviene analizzare per capire come possano essere risolti.
Emissione di cattivi odori
Premesso che un impianto, che faccia uso della digestione anaerobica, non emette cattivi odori se è ben progettato e ben gestito, va detto che, purtroppo, esistono anche impianti che sono diventati famosi per i cattivi odori che emettono per periodi molto prolungati e per l’impossibilità da parte delle autorità locali di reprimere questo fenomeno (Medicina e Bondeno sono forse i casi più emblematici). Pertanto, gli abitanti delle zone colpite da questi disagi, e nei comuni limitrofi, sono giunti alla conclusione che a questi problemi non ci sia rimedio, e di conseguenza si è creata una forte preoccupazione e opposizione delle comunità alla realizzazione di nuove centrali a biogas nelle loro vicinanze, temendo di trovarsi nella stessa situazione di grave disagio. Possibili Soluzioni: Applicazione delle norme recentemente emanate dalla regione Emilia Romagna in tema di “Criteri tecnici per la mitigazione degli impatti ambientali nella progettazione e gestione degli impianti a biogas”, ma, soprattutto, emanazione urgente di nuove norme, che permettano di bloccare l’attività di impianti già in attività, che abbiano creato conflittualità e disagi alla popolazione.
Efficienza nell’uso del biogas e riduzione delle emissioni
L’incentivo alla produzione di energia elettrica oggi spinge alla realizzazione di impianti di medie dimensioni, per ottimizzare i costi e le produzioni dei motori elettrici. Questo spiega l’orientamento a realizzare centrali appena al di sotto del megawat, che godono di procedure autorizzative semplificate, pur ottenendo il massimo dell’incentivo, e richiedono, per la loro dimensione, biomasse che spesso non sono presenti in loco, ma devono essere trasportate su lunghe distanze con aumento delle emissioni inquinanti. Inoltre va ricordato che la combustione di biogas per la co‐generazione di energia elettrica e calore è un processo poco efficiente, mentre l’utilizzo ottimale del biogas prevede la purificazione del metano in esso contenuto (detto biometano) e la sua immissione nella rete del gas naturale. Possibili Soluzioni: Il ricorso al Biometano evita i problemi causati dalla combustione del biogas nelle diverse centrali. Inoltre, l’immissione di biometano nella rete del gas naturale consente di sostituire almeno in parte questo gas di origine fossile con indubbi vantaggi ambientali. Infine, il Biometano così disponibile può anche essere usato per l’autotrazione, e va ricordato che il Biometano è un biocarburante molto più ecologico del biodiesel e del bioetanolo.
Ricorso a colture dedicate per l’alimentazione delle centrali
Purtroppo, per l’alimentazione della stragrande maggioranza delle centrali a biogas già in funzione e di quelle che attendono di essere autorizzate si fa ricorso prevalentemente ai prodotti di colture dedicate (mais in particolare). E’ facile dimostrare che non basterebbe tutto il mais prodotto in Emilia Romagna per alimentare tutti i 465 impianti a biogas previsti dal Piano Energetico Regionale, un’ipotesi chiaramente insostenibile. Senza contare che l’incremento del traffico dovuto a mezzi pesanti e delle loro emissioni nocive è un altro dei disagi che i cittadini debbono affrontare. Si fa inoltre notare che, per tenere conto dei volumi e delle caratteristiche dei prodotti utilizzati per la produzione del biogas, l’unica filiera sostenibile è quella cortissima, molto inferiore ai 70 km. della cosiddetta filiera corta. E’ quindi evidente che il ricorso esclusivo o prevalente ai prodotti di colture dedicate per la produzione di energia non è sostenibile né dal punto di vista energetico, né da quello ambientale, in quanto richiede un utilizzo elevato di energia fossile per tutte le fasi colturali che vanno dalla semina alla raccolta e per il trasporto della biomassa. Va infine sottolineato che anche dal punto di vista economico la filiera basata sulle colture dedicate dipende maggiormente dagli incentivi rispetto all’utilizzo degli scarti. Possibili Soluzioni: Reflui, scarti, sottoprodotti e rifiuti organici vengono prodotti incessantemente dagli allevamenti zootecnici, dall’agricoltura, dalle industrie agroalimentari e da tutti noi. Tutte queste biomasse possono essere utilizzate per la produzione di biogas e sarebbe quindi buona cosa se gli incentivi ne favorissero l’utilizzo, che è sicuramente sostenibile, poiché queste biomasse sono disponibili e pronte per l’uso, non richiedono l’utilizzo di fertili terreni agricoli per la loro produzione, e sono reperibili nei pressi delle centrali che le utilizzano.
Uso improprio dei digestati
Il digestato è il sottoprodotto della digestione anaerobica, ma troppo spesso viene dimenticato con la conseguenza che, anziché essere una risorsa per l’agricoltura, si trasforma in una fonte di inquinamento. Possibili Soluzioni: Utilizzare la frazione solida del digestato per aumentare o ripristinare il contenuto in sostanza organica dei terreni, migliorandone le caratteristiche grazie alla sua azione ammendante e ricordando che la perdita di sostanza organica da parte del suolo ha come estreme conseguenze l’erosione e la desertificazione, e che la frazione solida del digestato contiene anche elementi fertilizzanti (azoto, fosforo e potassio) che possono sostituire i concimi chimici a lenta azione. Utilizzare la frazione liquida del digestato, che è quella preponderante, come apportatrice di azoto che può essere rapidamente utilizzato dalle colture, ed in sostituzione dei concimi azotati di sintesi, che sono i più utilizzati in agricoltura. Va però ricordato che per un utilizzo ottimale della frazione liquida del digestato questa va prontamente incorporata nel terreno per evitare l’emissione di ammoniaca (gas ad effetto serra) e va distribuita in presenza delle colture per evitare che i nitrati che si formano nel terreno, non essendo assorbiti dalle piante, vadano a finire nelle acque superficiali inquinandole (perdita di nitrati per lisciviazione). Qualora la quantità di digestato liquido fosse così grande da non essere facilmente gestibile, occorrerà ricorrere a metodi per l’estrazione dell’azoto (stripping dell’ammoniaca) e la sua trasformazione in un fertilizzante più concentrato e quindi più facile da trasportare ed utilizzare.
SUGGERIMENTI PER UN USO SOSTENIBILE DEL BIOGAS
Si richiede con forza l’intervento della Regione Emilia Romagna sia a livello locale che nazionale per modificare norme che, senza correttivi, hanno favorito comportamenti scorretti, causa di disagi per i cittadini e di danni all’ambiente, e per emanarne di nuove, che tengano maggiormente conto della situazione reale. Chiediamo inoltre che sia sfruttata da ARPA, Province e Comuni le possibilità indicate dalle linee guida regionali che indicano: “Ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione degli impianti, l'autorità competente tiene conto della quantità e della distanza di provenienza delle biomasse e del fatto che le stesse siano ottenute o meno da colture dedicate, in relazione alle vocazioni del territorio e alle attività e produzioni locali”.
Intervento urgente a Tutela del Benessere dei Cittadini
Questa prima richiesta riguarda la sostenibilità sociale di impianti a Biogas già in attività, che sono causa di gravi disagi per i cittadini abitanti le zone prossime alle centrali. Stabilito, innanzi tutto, il principio che non è moralmente accettabile che alcuni traggano profitto da attività che danneggiano altri, si richiede che siano fissate norme chiare che consentano ai Sindaci ed alle autorità provinciali di costringere alla sospensione di ogni attività quegli impianti che sono causa di gravi disagi per i cittadini finché si creino le condizioni per una ripresa dell’attività, che non causi più alcun disagio.
Interventi che riguardano impianti in fase di autorizzazione
Poiché si è potuta constatare tutta la forza degli incentivi nell’attirare gli investitori e nel far crescere dal nulla filiere per la produzione di Energia a partire da Biomasse, si suggerisce di sfruttare questa leva per favorire la nascita e lo sviluppo di filiere pienamente sostenibili dai punti di vista sociale, ambientale ed energetico, sfavorendo nel contempo tutte quelle scelte che portano a comportamenti impropri. Si tratta, in pratica, di riservare gli incentivi nella loro pienezza a quegli impianti di cui si può accertare preventivamente la sostenibilità, mentre occorre trovare il modo per sottrarre una parte degli incentivi a tutti quegli investitori che si propongono di attuare scelte poco sostenibili.
Interventi a favore del Biometano
L’intervento della Regione ed il sostegno dei cittadini sono richiesti per ottenere l’emanazione in tempi brevissimi di tutte le norme necessarie a rendere possibile anche in Italia la produzione di Biometano a partire dal Biogas e la possibilità di immetterlo nella rete del gas naturale. A tal fine è necessario che la Regione indichi chiaramente fin da ora agli imprenditori, che hanno fatto o intendono fare richiesta di autorizzazione per centrali a Biogas che, a partire da una data molto prossima che va fissata, solo le centrali che prevedono la produzione di Biometano, potranno beneficiare dell’incentivo pieno.
Interventi a favore di una corretta localizzazione degli impianti
La localizzazione degli impianti dovrebbe tener conto delle aree più idonee per raccogliere dalle aree vicine reflui, scarti e sottoprodotti e della disponibilità della rete veicolare necessaria per il trasporto di queste biomasse. Poiché la produzione di biogas sarà prevalentemente destinata alla produzione di biometano, la purificazione del biogas a biometano richiederà la realizzazione di unità di up‐grading che dovrebbero essere alimentate da più impianti e posizionate in prossimità dell’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale.
Interventi a favore di un uso corretto dei Digestati
Vanno scoraggiati tutti quegli usi impropri dei digestati, che sono causa di grave inquinamento dell’aria e dell’acqua. Vanno pure considerati usi impropri lo spreco della capacità fertilizzante dei digestati e la mancata sostituzione di concimi chimici di sintesi con gli stessi digestati o con i loro derivati.
Interventi volti a limitare l’uso esclusivo o prevalente di Colture Dedicate per l’alimentazione degli impianti a Biomassa
Va scoraggiato il ricorso esclusivo o prevalente ai prodotti di colture dedicate per la produzione di energia. Gli incentivi debbono invece premiare gli imprenditori che intendono utilizzare reflui, scarti e sottoprodotti, consentendo ad essi di integrare queste biomasse con prodotti da colture dedicate in misura non superiore 20% dell’energia prodotta da ogni centrale, al solo scopo di rendere possibile l’utilizzo, mediante co‐digestione, di sottoprodotti o scarti dotati di scarso potere energetico. Per quanto riguardale aziende agricole fornitrici delle centrali a biogas, si suggerisce di fissare una soglia massima, pari al 10% della loro Superficie Agricola Utile (SAU), per la coltivazione di colture dedicate. Queste aziende agricole devono anche impegnarsi ad usare i digestati (od i loro derivati) in sostituzione dei concimi chimici di sintesi, almeno su tutta la superficie da loro destinata alle colture dedicate.
Interventi a favore della produzione di biogas e fertilizzanti a partire da rifiuti organici raccolti in modo differenziato
La frazione organica dei rifiuti e tutto quanto deriva da sfalci e potature di parchi e giardini pubblici e privati costituiscono una biomassa prodotta incessantemente in grande quantità. Vanno quindi favorite le azioni volte a destinare questa biomassa alla produzione di Biogas, in impianti però sotto il controllo pubblico o di società incaricate di gestire il servizio pubblico. Gli interventi richiesti riguardano principalmente la messa a punto di norme chiare per l’incentivazione del comparto e per l’utilizzo in agricoltura degli ammendanti e dei fertilizzanti ottenuti dal trattamento dei digestati.
Interventi a favore dell’utilizzo dell’energia termica prodotta dagli impianti a biomassa
Nel caso vengano ancora autorizzati impianti per la co‐generazione di energia elettrica e calore, si suggerisce di riservare l’incentivo pieno solo alle centrali in grado di dimostrare la capacità di sfruttare la maggior parte del calore prodotto.
Richiesta di approfondimento della problematica legata ai clostridi
Poiché le restrizioni imposte all’utilizzo dei digestati nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano hanno suscitato anche interrogativi da parte dei cittadini sugli effetti dei Clostridi sulla salute umana, senza creare ingiustificati allarmismi, si suggerisce di avvalersi della collaborazione con microbiologi di riconosciuta competenza, per fugare i timori di impatto dei Clostridi nei digestati sulla salute dei cittadini e chiarire definitivamente quale sia il vero effetto sulla qualità del Parmigiano.
Interventi volti ad evitare il cumulo degli impianti
Le restrizioni all’uso dei digestati nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano hanno avuto come conseguenza la concentrazione delle richieste di autorizzazione alla costruzione di centrali a biogas nelle zone non interessate dal Parmigiano Reggiano, creando, in aree come la pianura bolognese e ferrarese, il rischio di una concentrazione assolutamente insostenibile di centrali. E’ quindi indispensabile usare tutti i dati a disposizione per mappare la disponibilità di biomasse utilizzabili per la produzione di biogas, in modo da potere indirizzare gli imprenditori solo verso le zone in grado di fornire biomassa locale sufficiente ad alimentare una centrale, evitando ingiustificate ed insostenibili concentrazioni di impianti in determinate aree.
Interventi volti a rendere impossibile l’aggiramento delle soglie indicate per ottenere facilitazioni in fase di richiesta delle autorizzazioni e/o livelli più elevati di incentivi.
Si suggerisce che, in tutti i casi in cui più impianti ubicati nella stessa località possano essere ricondotti ad un solo imprenditore, si tenga conto della potenza complessiva degli impianti stessi per definire le procedure da seguire per la richiesta delle autorizzazioni e l’importo degli incentivi da erogare.
Legambiente Emilia-Romagna
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