«In Italia i figli
degli operai hanno sempre minori opportunità».
L’Italia è tra i Paesi industriali dove la concentrazione della
ricchezza, le diseguaglianze sociali, la mobilità geografica e l’immobilità
sociale sono ai livelli massimi. Milioni vivono questa realtà sulla loro pelle,
molti la conoscono, tranne, sembra, alcuni professori molto bravi nei
rispettivi campi.
Solo in Italia, il 45% della ricchezza privata è posseduta dal 10% delle famiglie mentre il 50% possiede meno del 10%, un amministratore delegato come Marchionne può arrivare a guadagnare 500 volte il suo operaio (il prof. Valletta, capo della Fiat negli anni Sessanta guadagnava 50 volte il suo operaio), il legame tra i redditi di papà e quelli del figlio è così stretto che quasi metà dei figli dei professionisti, avvocati, architetti, medici, hanno successo nella stessa professione del padre mentre meno del 10% dei figli di operai ha speranza di fare un salto di classe (dati Censis), dal 1990 al 2005 il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto 2 milioni di persone, di cui la metà diplomati e laureati, mobilità record nell’eurozona.
NICOLA CACACE, ingegnere economista
L’Unità, 10 febbraio 2012
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